La data è un pochino in anticipo rispetto al periodo festivo, il 24 novembre, giusto in tempo per farci calare nell’atmosfera
E’ una favola che alterna toni comici e fantasy spielberghiano (o donneriano, se si preferisce). Il film è scritto insieme a Leo Ortolani, creatore del mitico fumetto ‘Rat-Man’, e nel cast c’è anche Caterina Guzzanti, nel ruolo di un’elfa rivale. Perché l’elfo principale, ovviamente, è lui, in continuo tentativo di farsi approvare da Babbo Natale su schermo, e acclamato dalla folla sul red carpet e in sala.
Innanzitutto Lillo promette che non farà mai un film sul suo celebre personaggio Posaman: “Sarebbe noioso – dice – starebbe a spararsi le pose tutto il giorno. Piuttosto Normalman, il primo supereroe che ho inventato. E’ un uomo che per aver bevuto una pozione aliena assume superpoteri, diventa cento volte più forte, più intelligente e più abile di un uomo normale. Solo che lui era sottodotato, era cento volte più scemo, più impacciato e più debole. Quindi in sostanza diventava normale e faceva cose normalissime, pur avendo i poteri”.
Su Elf me, invece:
“Gli effetti speciali del film – prosegue Lillo – sono a opera di giovanissimi italiani. E’ anche giusto che si facciano film di questo tipo in Italia evitando che i talenti se ne vadano altrove. Ho subito pensato che mi avessero chiamato per fare l’elfo per una questione di altezza. Dentro c’è molto di me, ci stava. La sceneggiatura mi ha fatto subito capire che la questione mi avrebbe divertito. I giocattoli mi arrivavano solo a Natale, da piccolo, il che me li faceva desiderare ancora di più. Ora che sono economicamente indipendente sono un bambino di sette anni con la carta di credito. Sono pieno di Lego e miniature… compro ora tutto quello che ho desiderato da piccolo e non potevo avere. Poi amavo giocare da solo, coi soldatini. Quando arrivavano altri bambini mi distruggevano tutto, mi rovinavano le storie… io potevo far combattere militari della Seconda Guerra Mondiale e gladiatori e rendere un greco una principessa da salvare… solo perché aveva un gonnellino”.
E il rapporto con Babbo Natale? “Non è vero che gli elfi sono piccoli – spiega Lillo – è Santa Claus che è grosso. Quando arrivo sulla terra ho un’altezza normale. D’altro canto non abbiamo certezze su quel mondo… cioè sono convinto che Babbo Natale esista, ma chi ci può dire quanto sia grande? Il mio personaggio è creativo, sperimenta giocattoli, crede di aver creato cose geniali ma invece fa cose addirittura pericolosi. Si sente incompreso, è un ribelle, soffre questa situazione e la rivalità con l’elfa perfettina non aiuta”.
Anna Foglietta interpreta una mamma irrazionale, che crede agli elfi più del figlio: “incontrarne uno è il sogno della sua vita, impazzisce quando mi vede. Tra i bambini abbiamo invece Federico Ielapi, il Pinocchio di Garrone. Era una star, mi metteva soggezione. Sapeva sempre tutto e decideva lui i tempi. Stava facendo anche un film in America e faceva avanti e indietro. Al suo cospetto sono un cialtrone.
Nella trama è incluso un villain epocale, il primo cattivo della storia che parla “burino”, interpretato da un Claudio Santamaria imbruttito da un trucco invecchiante con tanto di riporto: “fa molto ridere – commenta Lillo – fa morire dal ridere e spesso dovevamo rigirare le scene più volte, con una addirittura 24. E’ una scena in cui mi dice ‘vorrei capire come muoiono gli elfi’ e io cerco di minimizzare… ‘come gli altri. Non è una gran cosa’. Lui la faceva sempre diversa, ci siamo sbellicati, con tutto che era una scena, se vogliamo, anche di tensione, drammatica”.
Quanto agli echi anni ’80: “Sia io che Ortolani siamo cresciuti in quel periodo. Se hai la possibilità di inserire dei riferimenti lo fai. Anche Gabriele Mainetti, direttore artistico, che ha girato alcune scene. E così abbiamo fatto innalzare in volo le biciclette. Per realizzare la scena ho praticamente perso la fertilità. Il sellino era scomodo, però la amo. Chissà se riconoscete la citazione…”
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