Le suore del convento di Urbino non saranno a Venezia con Clarisse, il documentario di Liliana Cavani proposto dal festival fuori concorso, ma hanno prenotato online i biglietti per i loro parenti. Clarisse, come nell’ordine fondato giusto ottocento anni fa da Santa Chiara, ma anche donne che vivono la contemporaneità con intelligenza sorprendente. Tanto da parlare serenamente dei rapporti uomo-donna nella Chiesa e della misoginia del clero. “Avvertire la parità con un sacerdote è molto raro. In genere i frati vengono dai noi solo per dire la messa e se ne vanno”, dice una sorella. E un’altra: “Ma Gesù non era misogino, e San Francesco neppure”. Liliana Cavani è andata in visita una prima volta al convento, poi ci è tornata con una piccola troupe, senza domande preparate, per cogliere l’immediatezza delle risposte in una conversazione illuminante. Il documentario di 21′, prodotto da Claudia Mori, non ha ancora una destinazione ma la Rai farebbe bene ad acquisirlo. Intanto si è conquistato una pagina sull’Osservatore romano che ha chiesto alla giornalista Ritanna Armeni di rifletterci su.
La sua relazione con questi temi è iniziata molti anni fa, con il primo Francesco del ’65, ma come si è imbattuta nelle Clarisse?
Ogni anno, a Natale e Pasqua, ricevevo una lettera di una suora che diceva di pregare per me. Così mi è venuta voglia di risponderle e poi di visitare il convento. Le sorelle mi sono sembrate straordinariamente moderne e mi sono tornate in mente quando mi hanno chiesto di intervenire al Convegno episcopale italiano a febbraio 2012 sul tema ‘Cristo nostro contemporaneo’, dove infatti ho portato il documentario come mio intervento.
Il film rende bene lo spirito di una conversazione a più voci, che a tratti sembra una riunione di autocoscienza.
L’idea era filmare un incontro fatto di domande – tutte le domande che mi venivano in mente – senza alcuna preparazione per conservare la spontaneità e la libertà. La notte prima è caduta la neve e questo ha reso tutto più bello.
Tra i temi della conversazione c’è la misoginia della Chiesa.
Non è l’unico perché si parla ad esempio della resurrezione come fatto già presente nella teologia della croce. Ma certamente mi sono detta: se Cristo fosse apparso oggi avrebbe trovato una situazione più misogina che ai suoi tempi. Quando ho posto la questione, ho trovato risposte meditate, anche loro ci avevano riflettuto. Si fa cenno alla graduale cancellazione di Chiara dalla storiografia. E’ vero che è stata cancellata. Chiara d’Assisi nel 1212 lasciò la famiglia per entrare nella Fraternitas di Francesco, non accettò mai che si andasse contro la regola fondamentale della piena povertà e fu l’unica suora a dire no al Papa, fino ad ottenere il privilegio della povertà, che condivide con l’ordine delle Piccole sorelle di Gesù di Charles de Foucauld, a cui ho dedicato un documentario nel ’65.
Lei ha girato due film su Francesco e ne sta progettando un terzo, non ha pensato di portare al cinema la figura di Chiara come protagonista?
Purtroppo c’è pochissima documentazione su di lei. Anche se ora che Francesco, che io reputo il più grande teologo della Chiesa, viene di nuovo studiato molto, specie da inglesi e tedeschi, potrebbero emergere nuovi documenti. Ma la presenza delle Clarisse dice molto sulla figura di Chiara, se dopo 800 anni loro sono ancora lì. La clausura si spiega solo con un viaggio spirituale glorioso. La preghiera, per le clarisse, è un’arma, forse poco potente, ma un’arma. Se manca la preghiera di una sola, manca qualcosa dall’universo. Il bosone di Higgs va nella stessa direzione della visione di queste suore, molto più che in quella degli ateisti di professione, che personalmente trovo un po’ patetici. Non è vero che credere in Dio va contro la scienza.
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