‘L’Île des Perdus’ vince il premio CG entertainment- Popoli doc

Il documentario di Laura Lamanda si aggiudica il riconoscimento di distribuzione del Concorso Italiano del 61° Festival dei Popoli


Il documentario L’Île des Perdus di Laura Lamanda, regista italiana che vive tra Parigi e Roma, si aggiudica il Premio di distribuzione CG entertainment- Popoli doc del Concorso Italiano del 61° Festival dei Popoli, il festival del film documentario conclusosi il 22 novembre, assegnato dalla casa di distribuzione CG Entertainment e dalla giuria composta da Clara Visintini, Elisa Baldini e Jacopo Sgroi.

Il premio offre al vincitore l’opportunità di essere pubblicato in Dvd nella collana “POPOLI Doc – La collana del Festival dei Popoli” distribuita sul territorio nazionale e sarà disponibile On Demand sulle principali piattaforme digitali nel 2021.

“Che fine fanno le cose che perdiamo. Che tipo di vuoto lasciano nell’animo di chi le ha dimenticate? Quanto dura la vita di un oggetto quanto ci si separa da chi lo ha posseduto? Questo film – si legge nella motivazione della giuria – ci trascina nella vita pulsante degli oggetti che creiamo ed abitiamo ogni giorno, per poi, distrattamente e violentemente, separarcene per sempre, e dimostra in maniera lucida e calzante, quanto gli oggetti che abbiamo posseduto, e perduto, possano raccontare di noi”.

Il documentario si aggiudica anche il premio “Gli Imperdibili” che offre la possibilità di includere il film vincitore nella programmazione del cinema La Compagnia di Firenzeassegnato dalla giuria composta da Andrea Magagnato, Martina Capaccioni e Marta Zappacosta. 

“Questo premio – si legge nelle motivazioni della giuria – nasce per portare al pubblico del Cinema La Compagnia e di tutta la Toscana storie nuove, altrimenti difficili da raggiungere. Per questo la giuria ha deciso di premiare il ritratto di un luogo, raccontato, con sincerità e delicatezza, attraverso le vicissitudini dei suoi protagonisti”.S

All’ufficio “Oggetti Smarriti” di Parigi, il flusso di utenti è continuo. Arrivano trafelati, cercano i loro oggetti, sono di fretta. Ma ritrovare ciò che si è smarrito non è facile. Serve tempo. Il tempo che arrivi il proprio turno allo sportello. Il tempo di spiegare quanto si è perso. E poi Il tempo che al personale serve per verificare la presenza dell’oggetto, localizzarlo nel magazzino, farlo risalire con il montacarichi. Meglio accettare l’attesa, abbandonarsi a questo rallentamento, e raccontare. Dire quale contrattempo, atto mancato o dispiacere ci ha portato a perdere, a smarrirci anche un po’, e ad approdare qui.

“Poche estati fa – si legge in una nota diffusa dalla regista – tutto procedeva in modo apparentemente tranquillo, quando i miei oggetti hanno cominciato a perdersi. Si perdevano tutti: le chiavi, i libri, i documenti, provocandomi vaste ondate di panico. Le mie giornate erano disseminate di piccoli lutti. E poi, in questo flusso inarrestabile di perdite, l’incidente più grave: all’aeroporto di Orly è scomparso pure il mio computer. Ritrovandolo qualche settimana più tardi all’ufficio degli Oggetti Smarriti di Parigi, ero stupefatta: degli sconosciuti che non mi dovevano nulla si erano presi cura di me! Scoprivo così questo spazio dedicato alla perdita in rue des Morillons. Mi piaceva passare il tempo nell’atrio dalle grandi finestre e dagli arredi vecchi e robusti, dove chissà quante altre persone erano approdate nei decenni, forse trovando ciò che cercavano, forse restando invece deluse. Non desideravo lasciarlo. L’avrei filmato. Sarei rimasta lì, circondata dagli altri e dalle loro storie. Come vivevano la loro perdita? Cosa provavano? Come si aiutavano per andare oltre? E andare oltre è davvero sempre possibile?”

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26 Novembre 2020

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