‘Like a Dragon’, il mito della Yakuza dal videogame alla serie

Arriva su Prime Video la serie tratta dall'omonima saga di videogiochi incentrata sulla criminalità organizzata giapponese


Tatuaggi che ricoprono tutto il corpo, abiti vistosamente eleganti, dita amputate, combattimenti all’ultimo sangue: questi e tanti altri sono gli elementi che connotano l’affascinante immaginario della Yakuza. Raccontata per decenni sul grande schermo con film diretti da autori come Shōhei Imamura e Kinji Fukasaku, la spietata mafia giapponese ha dato vita all’omonimo genere cinematografico che dialogava da lontano con i capolavori della nuova Hollywood. Un mondo ricco di sfaccettature che non poteva restare ignorato dagli altri medium: manga, anime, serie tv e, soprattutto, videogiochi. Nel 2005 arriva su PlayStation 2, console di proprietà della giapponese Sony, il primo capitolo di una saga destinata a fare la storia, Yakuza, poi rinominata Like a Dragon. Dopo 20 anni e 9 capitoli videoludici, la saga si trasforma in una serie tv. Disponibile oggi su Prime Video, Like a Dragon: Yakuza chiude un cerchio che parte dai primi anni ’50, in bianco e nero, passa dai pixel sempre più definiti dei videogiochi, per terminare ancora sul piccolo schermo.

Una saga di videogiochi iconici

Considerata una delle saghe di più grande successo della storia del videogioco, Yakuza è caratterizzata da un approccio action e sfaccettato. Ogni capitolo segue la vita di un giovane gangster (il personaggio più frequente è Kazuma Kiryu), nelle dinamiche criminali all’interno del suo clan e contro quelli rivali. A dispetto di quello che molti credono quando si parla di videogames, tutti i giochi della serie sono pensati per un pubblico adulto, in quanto non mancano elementi di violenza e sessualità esplicit, gioco d’azzardo, droga e chi più ne ha più ne metta.

Nonostante non manchino elementi comici e grotteschi, gli autori riescono sempre a connotare i giochi con grande realismo, dando al giocatore un senso di libertà davvero irrefrenabile. Ma ciò che più caratterizza la saga di Yakuza sono delle avvincenti trame di stampo gangster, in cui si muovono personaggi sfaccettati e memorabili.

Tra cruenti combattimenti all’arma bianca, omicidi a sangue freddo, furti e tradimenti la saga di Yakuza è uno dei migliori prodotti videoludici tramite cui immedesimarsi nella vita (e nella malavita) di un gangster, dai piccoli reati adolescenziali ai vertici dell’organizzazione criminale. Il tutto avvalorato dal fascino di una cultura come quella giapponese e, soprattutto, di una sottocultura come quella della Yakuza stessa, con i suoi rituali, le sue regole e la sua spietata inarrestabilità.

Una serie sul solco del successo

La serie disponibile da oggi, 24 ottobre 2024, su Prime Video, non si ispira specificatamente alla trama di uno dei videogiochi originali, ma fan man bassa di tantissimi spunti narrativi, ambientazioni, personaggi e, soprattutto, del tono del videogioco, caratterizzato da quella capacità tanto amata dagli appassionati di fondere azione, dramma e approfondimento psicologico.

Palcoscenico di queste vicende è Kamurochō, quartiere immaginario creato a immagine e somiglianza di quelli di Tokyo, in cui l’intrattenimento in tutte le sue forme la fa da padrone. Qui si muovono quattro personaggi, quattro amici fraterni cresciuti nello stesso orfanotrofio: Kiryu (ispirato al protagonista storico della saga), Yumi, Nishiki e sua sorella minore Miho. Saltando avanti e indietro nel tempo in continuazione tra il 1995 e il 2005 abbiamo la possibilità di vedere le loro vite da giovani, mentre muovono i primi passi all’interno della famiglia criminale Dojima, e da adulti, quando il destino li ha portati su strade diverse e molto più inquiete.

In particolare, Kiryu è diventato una leggenda dei combattimenti clandestini corpo a corpo, per poi farsi imprigionare, mentre Nishiki ha scalato i ranghi fino a diventare un boss e Yumi gestisce un popolare e prestigiosa discoteca. Quando questi ultimi si troveranno invischiati in una guerra tra clan, Kiryu dovrà tornare a Kamurochō per provare a proteggerli.

Ciò che rende più affine il prodotto televisivo a quello videoludico è la sua delicatezza nel trattare il percorso di perdizione di giovani comuni. Passando da una linea temporale all’altra si può facilmente confrontare quanto siano cambiati i protagonisti nel corso del tempo, perdendo man mano la loro ingenuità e gioia di vivere, ma senza mai dimenticarsi i valori di amicizia e fiducia con cui sono stati cresciuti. Con il suo approccio al noir un po’ kitsch e sopra le righe, Like a Dragon: Yakuza è un prodotto che riesce a incarnare lo spirito del franchise, offrendo un’esperienza in linea con i suoi predecessori pixellati.

autore
24 Ottobre 2024

Pixel Story

Pixel Story

‘Secret Level’, la nuova era dell’adattamento videoludico

La nuova serie antologica di Tim Miller arriva su Prime Video dal 10 dicembre: una raccolta di 15 cortometraggi animati tratti da altrettanti videogiochi

Pixel Story

‘Borderlands’, perché il videogioco meritava un adattamento

Il film di Eli Roth con Cate Blanchett è un flop per la critica. Scopriamo perché la saga videoludica avrebbe meritato una miglior resa sul grande schermo

Pixel Story

‘Detroit: Become Human’, il libero arbitrio secondo David Cage

In occasione della Stella della Mole consegnata al grande autore videoludico, inauguriamo la rubrica Pixel Story raccontandovi le ragioni per riscoprire la sua ultima, memorabile opera


Ultimi aggiornamenti