BERLINO – La guerra è veramente onnipresente in questa Berlinale, guerre di oggi e soprattutto guerre del passato come quella coloniale rievocata in Cartas da guerra di Ivo M. Ferreira, un autore non proprio originalissimo, molto in linea con le atmosfere e le suggestioni del più recente cinema portoghese, Miguel Gomes in testa, ma che risente anche della lezione di Terrence Malick e del suo film forse più celebrato, La sottile linea rossa. Siamo nel 1971 e il giovane medico Antònio Lobo Antunes viene separato dall’amatissima moglie incinta e inviato in Angola come ufficiale medico. Più che partecipare agli eventi è assorbito dal fitto carteggio che scambia con la sua adorata compagna, della cui lontananza soffre terribilmente e a cui si aggrappa come a una divinità lontana. E’ la scrittura a punteggiare le sue giornate, insieme alle partite a scacchi con un altro ufficiale e ai doveri d’ufficio, la cura dei feriti dilaniati dalle esplosioni: la sue parole sono quelle di Antunes raccolte nel libro D’este viver aqui neste papel descripto – Cartas da guerra un libro che la moglie del regista stava leggendo mentre era incinta del loro primo figlio. Il film si muove su due piani paralleli: da una parte l’inarrestabile voce off della donna che legge le missive molto poetiche e letterarie, dall’altra le immagini in un raffinato bianco e nero della permanenza in Angola, in cui l’orrore della violenza è come respinto sullo sfondo, mentre a prevalere è il senso di insensata attesa quasi beckettiana. Il flusso di coscienza è a volte interrotto dalle immagini della moglie che si muove in silenzio nel suo appartamento di Lisbona.
Da rilevare che Cartas da guerra è stato prodotto anche grazie all’European Gap Financing Market di Venezia 2015, un mercato di coproduzione nel quale vengono presentati 15 progetti europei che si siano già assicurati almeno il 70% del loro finanziamento.
Le date della prossima edizione del festival che chiude con un bilancio positivo con 337.000 biglietti venduti
“Ancora una volta il cinema italiano primeggia a livello internazionale vincendo premi prestigiosissimi”, è il commento del presidente dell’ANEC, Associazione Nazionale Esercenti Cinema, Luigi Cuciniello
''La FICE - dice il presidente - è orgogliosa di sottolineare che le 47 sale che hanno messo in programmazione il film in questi giorni sono sale d'essai. Con l'auspicio che presto il numero di queste sale possa aumentare non possiamo non dire che ancora una volta le sale d'essai danno un contributo fondamentale per far conoscere i migliori e più premiati film del nostro cinema''
"L’Orso d’oro a Berlino per Fuocoammare di Gianfranco Rosi - di legge in un comunicato dell'Anica - è una nuova bella pagina per il cinema italiano ai festival internazionali"