‘L’Erede’: thriller d’autore sulla violenza di genere

Il film di Xavier Legrand arriverà nelle sale italiane con Teodora dal 20 febbraio

L'erede

Dopo il successo di L’affido, vincitore di due premi alla Mostra del Cinema di Venezia e di due César, i prestigiosi riconoscimenti del cinema francese, Xavier Legrand torna dietro la macchina da presa con L’Erede, un intenso thriller d’autore che arriverà nelle sale italiane con Teodora dal 20 febbraio.

Ellias Barnès, un giovane stilista trentenne tra i più acclamati di Parigi, si trova all’apice della sua carriera quando un evento inaspettato lo costringe a tornare a Montréal: la morte del padre, con cui aveva interrotto ogni rapporto da tempo. Il viaggio si trasforma in un crescendo di tensione che lo porterà a scoprire un inquietante segreto legato alla figura paterna, destinato a cambiare per sempre la sua vita.

Presentato con successo al Festival di San Sebastián, L’Erede si ispira ai grandi maestri del cinema come Hitchcock e Fritz Lang, intrecciando elementi della tragedia classica con il linguaggio del thriller, tenendo lo spettatore con il fiato sospeso fino a un sorprendente epilogo.

“Mi piace giocare con le convenzioni del cinema di genere, piegandole e trasformandole – spiega Legrand – si tratta di elementi ben noti al pubblico, che cerco di inserire in un contesto più realistico e concreto. L’Erede può essere definito un film di genere, ma non rientra in una categoria precisa: è un thriller, un neo-noir, una favola nera e al tempo stesso una parabola tragica.

Oggi si parla molto di violenza contro le donne e io stesso ho usato spesso questa espressione per raccontare il mio film precedente, L’affido. Ma, a pensarci bene, si tratta di un modo di dire che aggira l’elemento principale della questione, perché non menziona l’origine del problema: gli uomini. Sappiamo inoltre come il patriarcato soggioghi donne e bambini, ma quello che forse è meno ovvio e più difficile da ammettere è che schiaccia anche gli uomini, i figli e i fratelli.

Volevo parlare di questo e mi sono chiesto: da dove comincia questo regime di dominio e di controllo? Dove nasce questa cultura del potere? Come si trasmette la violenza in quello che io chiamo “il conservatorio della virilità”, da uomo a uomo, da padre in figlio?”

Una visione molto chiara, che affonda le radici in archetipi narrativi importanti: “Con questo obiettivo in mente – prosegue Legrand – per creare il personaggio di Ellias mi sono ispirato alla tragedia classica e al mito, con quell’idea di fatalismo e determinismo che li accompagna. Penso a figure tragiche come Edipo, Oreste o lo stesso Amleto: quello che hanno in comune è il loro tentativo di trovare un modo per emanciparsi e “guarire” dalla violenza, un tentativo che però li conduce fatalmente verso il disastro, tanto schiaccianti sono il peso e l’eredità del patriarcato.

Amo giocare con i codici del cinema di genere, piegandoli e manipolandoli. Si tratta di figure di linguaggio ben conosciute dagli spettatori, che io cerco di ancorare a un realismo più forte, a una situazione più tangibile. In questo modo il pubblico riconosce questi codici, ma li vive in modo diverso, identificandosi più profondamente con quanto accade sullo schermo.

L’Erede può essere considerato un film di genere, ma di un genere che non si può definire con esattezza, in quanto ibrido e sfaccettato: è insieme un thriller, un neo-noir, una favola nera e una parabola tragica”.

Ottima l’accoglienza della stampa estera. Secondo ‘L’Humanité’, il film rappresenta un’opera incisiva e carica di tensione: “Dopo lo straordinario L’affido, Xavier Legrand torna con un thriller incalzante sulla violenza maschile. Con una narrazione che si muove tra il thriller e la tragedia greca, L’Erede è un’opera che travolge lo spettatore, portandolo in un turbinio di emozioni. ‘Bande à part’ lo definisce “terrificante e fondamentale”, sottolineando la capacità del regista di costruire una storia avvincente e al tempo stesso profondamente drammatica.

La regia di Legrand si distingue per una messa in scena estremamente precisa, che riesce a trascinare il protagonista e il pubblico in un viaggio oscuro e psicologico. Come scrive L’’Obs’, “grazie a una messa in scena straordinariamente precisa, getta il suo eroe (e lo spettatore) nelle profondità di un thriller familiare e psicoanalitico di oscurità infernale. Vertiginoso”.

Non si tratta di un semplice esercizio di stile, ma di un film che stratifica il suo significato su più livelli, creando un’esperienza cinematografica profonda e sfaccettata. ‘Screen International‘ ne elogia la struttura narrativa, affermando che “nulla è gratuito o scontato in un film così brillantemente eseguito, in cui Legrand sovrappone diversi strati di senso”.

 

 

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06 Febbraio 2025

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