Sono loro i Leoni del futuro, Spiro Scimone e Francesco Sframeli. Due messinesi alle soglie della quarantina collaudati in teatro ma “vergini” al cinema. La Settimana della critica li ha portati a Venezia e da Venezia sono ripartiti con il prestigioso premio De Laurentiis, pronti a fare un secondo film. E pensare che non pochi, anche tra i selezionatori della Mostra, avevano storto il naso alla loro surreale pièce intitolata Due amici. E’ toccato ai critici – come in passato con Roberta Torre o Giovanni Davide Maderna – fiutare la rivelazione e accaparrarsela. “Se è per questo abbiamo scoperto noi anche il Leone Peter Mullan, che debuttò quattro anni fa con Orphans proprio alla Sic. Vorrà dire che siamo uno strumento utile per gli addetti ai lavori, se non per il pubblico”, riflette il delegato generale Andrea Martini. Mentre i due registi ringraziano: “la Settimana era il luogo ideale per il nostro debutto, perché crea le aspettative giuste e riesce anche a far comprendere le ingenuità di un’opera prima”.
Ve l’aspettavate, questo premio?
Proprio no. Essere a Venezia ci sembrava già un bel risultato.
Spesso tra autori e critici c’è incomprensione, sospetto…
Non è il nostro caso. La critica è un ponte essenziale tra teatro e cinema. E poi il critico ha il tempo di riflettere su un lavoro, cosa che al cinema come industria spesso manca. Per noi il tempo è fondamentale, non vogliamo farcelo imporre dagli altri.
Però il mercato dovrete affrontarlo. “Due amici” è già nelle sale.
Anche qui è questione di tempo. Bisognerebbe lasciar agire il passaparola. Poter crescere. Circolare è fondamentale: il teatro ha le tournée, e il cinema?
Il produttore, Francesco Tornatore, è stato decisivo nella vostra esperienza?
Con Francesco ci siamo trovati benissimo: è una delle rare persone che sa ascoltare. E’ rimasto bambino.
Siete una delle tante coppie del cinema, da Ciprì & Maresco ai fratelli Coen.
Il cinema bisogna farlo con persone che ti vogliono bene, ma anche sapersi mettere in conflitto: in coppia è più facile avere entrambe le cose. Noi siamo amici d’infanzia e lavoriamo insieme da vent’anni.
Cosa direte sul palco?
Forse niente. O forse dedicheremo il premio alle periferie, agli emerginati che urlano e non hanno nessuno ad ascoltarli.
Il Leone del futuro vi costringerà a fare un secondo film.
Sì, abbiamo già un progetto e qualche responsabilità in più.
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