Leonardo Pieraccioni


Due fratellastri che si conoscono poco o nulla, un maestrino e un ladruncolo che esce dall’Ucciardone, ovvero “un principe e un pirata”, attraversano l’Italia a bordo di una Ford station wagon. Cosa combineranno nel tragitto che va dalla Sicilia a Saint Vincent? Di tutto di più, considerando che i due sono Leonardo Pieraccioni e Massimo Ceccherini. Primo ciak oggi a Roma, presso gli Studi de Paolis, per Il principe e il pirata, quinto film da regista di Pieraccioni, scritto a quattro mani con l’inseparabile Giovanni Veronesi e interpretato col fido Ceccherini, “il Nicholas Cage di Scandicci”, come lo definisce affettuoso Leo.
E’ in gran forma “Mister 78 miliardi”: è dimagrito di 6 chili, si dice innamorato “come un pesce” e, da buon “cabarettista prestato al cinema”, è reduce dalla trionfale tournée del suo “Leonardo Pieraccioni Show” pronto per l’ennesima sfida, raccontare alla sua maniera l’eterna lotta tra il bene e il male. Stavolta, non pago di essere regista, sceneggiatore e protagonista delle sue pellicole, diventa anche produttore.

Pieraccioni tuttofare adesso produce anche se stesso. Come fa?
Sono un produttore semplice, casareccio: io sono andato a comprare la pellicola e mia mamma l’ho messa a preparare i panini per la troupe. Scherzi a parte, la Levante srl. produrrà questo film, in uscita il prossimo Natale, distribuito da Cecchi Gori. Le riprese costeranno dieci miliardi: gireremo fino al 12 luglio in giro per l’Italia.

Un road-movie tinto di giallo che sembra una svolta, quasi volessi prendere le distanze dalle “pieraccionate” sbanca-botteghini. E’ così?
Questo film nasce dopo la trilogia Ciclone-Fuochi d’artificio-Pesce innamorato, fatta di colori pastello, buoni sentimenti, comicità surreale sopra le righe, donne bellissime che arrivano e sconvolgono la vita. E’ totalmente diverso, senza finale alla melassa. In un crescendo di emozioni e di situazioni da thriller, racconta un viaggio in macchina di due fratellastri, nati da unioni diverse dello stesso padre. Io sono un maestrino separato e con un figlio di sei anni. Ceccherini è un mariuolo che esce dal carcere dell’Ucciardone. I due non si erano mai incontrati, se non da bambini. Fanno questo viaggio insieme per prelevare una Madonnina del Quattrocento, lasciata loro in eredità dal padre. I due fratelli scopriranno di volersi bene ma sono così distanti e diversi che forse non si rincontreranno che tra altri 35 anni.

Niente top-model ma due attrici vere, more e mediterranee, Melanie Gerren e Luisa Ranieri. Ma l’idea del film com’è nata?
Ognuno è il film che fa e ognuno fa il film che è in quel momento. Quando ho scritto questo ero sempre in viaggio per via della tournée. L’idea del fratellastro mi è venuta in mente guardando Carràmba e i parenti che si ritrovano dopo anni. Ma qui non troverete un finale da isole Maldive, perché i miei personaggi raccontano qualcosa. Insomma, un film leggero e leggiadro come Fuochi d’artificio oggi non sarei in grado di farlo.

Ma ti sei incattivito o soltanto disilluso?
Sì, mi sono incattivito. E sono un po’ disilluso anche riguardo l’amore. Tutti i miei amici si sono mollati o divorziati: la percentuale di solitudine, oggi, è del 100 per cento. Nella vita Ceccherini è molto più buono di me, più puro e diretto. Le sue parolacce sono quelle dei bambini. E’ la persona più pura che conosco, per questo lo stimo. E in questa pellicola non sarà “un fulminato” o un fumetto: lo aspetta un impegnativo ruolo da attore.

 

Gabriella Sassone
07 Maggio 2001

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