Difende a modo suo “l’amico produttore-pigmalione” Vittorio Cecchi Gori dalle accuse di aver comprato i voti dai mafiosi. “Sarebbe stato davvero un grande imprenditore, perché vorrebbe dire che con 20 milioni avrebbe pagato 20.500 voti, 998 lire l’uno”. Non ha neanche paura di presentare il film venerdì sera a Firenze, la sua città, nonostante i cartelloni di protesta dei tifosi della Fiorentina che invitano a non andare a vedere Il principe e il pirata, e gli annunciati sit-in dinanzi il cinema. “Il film è distribuito dalla Medusa, non da Cecchi Gori, quindi sbagliano in maniera clamorosa. E poi l’ho prodotto io, con la mia nuova società Levante srl. Quindi il danno lo fanno a me. I tifosi dovrebbero anche sapere che 20 miliardi dei film targati Cecchi Gori sono serviti a scongiurare la messa in mora e il fallimento della Fiorentina. Riguardo al sit-in spero che non ci siano facinorosi che picchino noi”.
Leonardo Pieraccioni, “Mister 75 miliardi” è tornato al cinema, sereno e tranquillo. E’ sicuro della sua ultima fatica, il road-movie scritto col fido Giovanni Veronesi, diretto e interpretato da lui con l’inseparabile Massimo Ceccherini e le semi-debuttanti Luisa Ranieri e Melanie Gerren. “Basta con le modelle. Qui avevo la necessità di avere attrici con sguardi più penetranti, sguardi profondi perché ci sono rapporti d’amore falliti da recuperare”. Girato quest’estate in 10 settimane, su e giù in macchina da Palermo a Saint Vincent, Il principe e il pirata è costato 12 miliardi. Sarà nelle sale italiane da venerdì.
Allora Leonardo, stai cambiando stile? Niente più top-model bellissime di cui ti innamori ma una storia tra due fratelli che non si conoscono e diventano amici.
E’ vero. Con Il pesce innamorato si è chiusa la serie fatta di colori pastello, di donne bellissime che arrivano e ti stravolgono la vita. Questo è diverso da tutti gli altri. Io e Ceccherini, il principe e il pirata appunto. Io timido maestro elementare di Firenze, lui ladruncolo rinchiuso all’Ucciardone, due fratellastri che si incontrano per recuperare l’eredità del padre morto. Mi interessava raccontare l’amicizia più che l’amore.
Ma chi è il vero principe e chi il vero pirata?
Nel principe c’è già qualcosa del pirata e viceversa e se in Sicilia i due fratelli sono distanti, alla fine del viaggio le differenze sono minime.
Perché un road-movie?
Perché per strada gli incontri non sono mai banali. Il film cita volutamente i Blues brothers ed è nato perché un giorno mi sono chiesto – io figlio unico convinto – cosa sarebbe accaduto se mio padre mi avesse detto che avevo un fratello e che quel fratello era Ceccherini. Un po’ mi ha ispirato Carramba, che sorpresa!.
Tu e Ceccherini aspirate a diventare una coppia artistica fissa, come Terence Hill e Bud Spencer?
Magari! Però senza fare film western che non hanno molta fortuna!
E se Ceccherini fosse tuo fratello nella vita reale?
E’ una persona squisita, un puro. Lo stimo più come uomo che come attore. Ci conosciamo da quando avevamo entrambi 14 anni e ci incontravamo al cinema Universale di Firenze, dove proiettavano sempre i soliti film.
Come passerai il Natale?
In Toscana con il babbo, la mamma, gli zii, i cugini, mangiando la torta di Cecco, un dolce tipico toscano che ingrassa solo se lo guardi! Anzi faccio un appello per Natale: vorrei dare il mio telefono a qualche bella ragazza per vedere se ci casca, visto che la solitudine mi attanaglia come un Gabibbo alle spalle!
I tuoi prossimi impegni.
Ho iniziato a scrivere una storia per il film del prossimo anno, dal titolo molto molto provvisorio: Pippi di fava. Anche se ogni tanto sento il richiamo della foresta, come il lupo, per il cabaret e il teatro. Come produttore non ho intenzione di produrre film di altri, non avrei tempo. Sono molto pigro e tra lo scrivere, il girare, il montare e fare promozione, ogni film mi prende un anno di tempo. Mi hanno chiesto, sia Rai che Mediaset, la trasposizione tv del mio libro Trent’anni alta mora ma non ho ancora avuto il tempo neanche di rispondergli.
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