LELE NUCERA


Un ragazzo appena ventenne. Lele Nucera, occhi scuri e curiosi, due anni fa ha preso il treno Reggio Calabria-Roma. Si è trasferito nella capitale dopo aver interpretato Rocco Mittica, un adolescente di buoni sentimenti vittima delle leggi della ‘ndrangheta nel film di Renzo Badolisani: Tornare indietro (Rai Cinema e Horus Cinematografica). Di Siderno, il paesino della Locride dove è nato, Lele recita un detto: “Meju t’ajusti u lettu e meju dormi” (meglio ti aggiusti il letto, meglio dormi). Una frase ripetuta dal padre, impiegato comunale, per spiegare al figlio che nella vita molto dipende dalle proprie azioni. Lele, in un incontro di mezz’ora in un caffè della capitale, racconta come è arrivato a scegliere il mestiere dell’attore. “Avevo undici anni, e un pessimo rapporto con la scuola – dice – Il mio professore di matematica, Giuseppe Ferraro, iniziò ad organizzare rappresentazioni teatrali per le scuole di tutta la costa ionica e mi coinvolse nel progetto. Da quel momento non ho più smesso di recitare”.

Come è avvenuto l’incontro con Renzo Badolisani?
Renzo ha organizzato casting in molte scuole compresa la mia, l’Istituto tecnico per il turismo di Gioiosa. Il professore d’inglese sapeva del mio amore per la recitazione e si è preoccupato di farmi avere la sceneggiatura un po’ di tempo prima. Ho provato la parte davanti allo specchio per cinque mesi, la conoscevo a menadito. Poi, arrivato il giorno del provino mi sono defilato. Staiano, il mio professore mi ha riacciuffato e allora ho preso coraggio e ho sostenuto l’incontro con il regista.

Che idea ti sei fatto di questo mestiere?

Il lavoro più grave dell’attore è l’attesa, prima dei provini e del ciak. Il cinema poi è molto diverso dal palcoscenico. Quando recito a teatro, capisco subito se sto sbagliando o meno, al cinema invece mi rendo conto di come ho ho lavorato solo a film finito.

Chi è Rocco Mittica?
Un personaggio pieno di sfaccettature. Rocco fa parte di una famiglia imparentata con boss della ‘ndragheta. E’ un bullo dall’aria rude al quale hanno insegnato solo le leggi della vendetta privata. Ha atteggiamenti da malandrino, ma è un buono. La sua sensibilità viene capita da Stefano, il suo compagno di classe torinese capitato nella Locride per uno scherzo del destino. Giorgio Faletti, che nel film è il prete del paese, mi ha aiutato a capire i movimenti di Rocco. Mi diceva: “Tu sei un bullo, ma sei buono. Quindi non alzare mai le mani”. Un consiglio prezioso, perché il pubblico deve percepire l’umanità del personaggio oltre ai suoi lati sbagliati.

La storia, ambientata nei primi anni ’70, racconta gli scontri a fuoco quotidiani tra famiglie contrapposte. Quanto è cambiato da allora?
Badolisani racconta il passaggio di potere dai vecchi a nuovi boss avvenuto in un periodo preciso. E’ vero però che le leggi sono sempre quelle. Prima regola al mio paese: non salutare gente mafiosa, far finta che non esistano. La possibilità di condurre un’esistenza dignitosa rimane sempre scarsa. Se sei di una famiglia modesta finisci per fare il delinquente o quello che si fa sottomettere da tutti.

C’è un cinema a Siderno?
Sì, il cinema “Nuovo”. E’ tenuto da un giornalista della “Gazzetta del Sud”. Non sono sicuro, ma credo che i film proiettati qualche volta non siano in pellicola, ma in VHS. La sala è fatta di sedie di legno e passano dei film vecchi. Ora sono due mesi che programmano Merry Christmas. La gente del paese va malvolentieri al cinema, preferisce affittare le videocassette. E il film di Neri Parenti sembra essere l’unico in grado di attrarre le famiglie. Certe volte mi chiedo come sarebbe stato senza la mafia. Ci sarebbe stata più istruzione, più cultura?

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06 Marzo 2002

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