L’associazione culturale e rivista cinematografica Quinlan.it, in accordo con la Casa del Cinema di Roma, organizza un convegno mercoledì 11 aprile dalle 9 alle 17, per discutere sulla Legge Franceschini. Un nuovo sistema di regole e risorse atteso da tempo. Ma cosa cambierà davvero, tanto più in questa fase di incertezza politica? Come raccogliere l’eredità di una riforma ancora non pienamente applicata?
Ne parleranno alcuni rappresentanti della filiera (autori, produttori, distributori, esercenti) e membri degli organismi direttivi e delle commissioni ministeriali. Tre tavole rotonde si occuperanno in particolare di: risorse, autori, promozione. 1) 9-11: Le risorse e le applicazioni della legge: dal Consiglio superiore del cinema e dell’audiovisivo ai contributi automatici e selettivi
2) 11-13: Il punto di vista di autori, distributori, esercenti, produttori indipendenti
3) 14-16: Promozione del cinema, educazione al cinema: quale spettatore per il futuro?
4) 16-17: Conclusioni
A cura di: Alessandro Aniballi – giornalista e critico cinematografico
Elisa Battistini – giornalista e critica cinematografica
Raffaele Meale – critico cinematografico e consigliere nazionale Sncci
La riforma Franceschini disegna meccanismi automatici di premialità per i produttori che ottengono buoni risultati, sia in termini economici che artistici, ripensa le modalità di erogazione dei contributi per le opere prime e seconde, consolida il tax credit per i soggetti finanziatori, introduce un prelievo di scopo sull’Iva per le piattaforme di distribuzione, e fornisce nel complesso più risorse (almeno 400 milioni di euro l’anno) all’intero sistema. La strada, per certi versi già imboccata dalla legge Urbani del 2004, conduce la filiera a un maggior auto-sostegno, a “farcela da sola” laddove possibile, ma pure a un maggior riscontro tra contributi e risultati, mantenendo l’idea che lo Stato debba agevolare gli esordi e i primi passi dei nuovi cineasti, i festival, le cineteche. Molto però c’è da fare anche sul pubblico: se l’obiettivo della norma è creare relazioni più efficienti tra tutti i soggetti del comparto per generare innovazione e irrobustire il prodotto italiano, un tema che deve attraversare l’intero settore è anche come formare nuovi spettatori, a partire dai più giovani, e come portare più persone in sala. Di certo i paragoni tra gli sbigliettamenti nostrani (nel 2017 il box office ha registrato circa 585 milioni di euro con un decremento del 16,3% rispetto al 2016) e quelli di altri paesi europei non sono lusinghieri: la sempre citata Francia nel 2017 ha portato a casa 1,3 miliardi di euro (più del doppio rispetto all’Italia), e un risultato simile si rileva in Gran Bretagna mentre la Germania si attesta poco sotto al miliardo. Inoltre, se i film francesi arrivano nel 2017, in madrepatria, a una quota di mercato del 37%, e quelli tedeschi corrispondono al 25% in Germania, il prodotto italiano lo scorso anno ha raggiunto appena il 17,6% dello sbigliettamento nazionale.
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