“Con Craxi ci intendevamo. Era saggio e utile alla sua causa. Ce l’abbiamo fatta anche grazie all’Italia, e pure i comunisti simpatizzavano con noi, ma non potevano certo dirlo apertamente”. L’ex presidente polacco e leader storico del movimento Solidarnosc Lech Walesa tiene banco durante la conferenza di presentazione del film di Andrzej Wajda, Walesa, l’uomo della speranza, ispirato alla sua vita. Lo avevamo visto durante l’ultima Mostra di Venezia mettendo in luce le ottime performance degli attori Robert Wieckiewicz (il Walesa del film) e Maria Rosaria Omaggio (nel ruolo di Oriana Fallaci, che su un confronto con lui basò il celebre libro ‘Intervista col potere’).
Certamente il carisma non gli manca. Arriva in ritardo e si scusa: “non vorrei fare lo stesso al mio funerale”. Poi parla del film: “E’ bello, ma è tutto basato sulla lotta e sulle scene drammatiche. Io ci avrei messo anche qualcosa di divertente, e vi assicuro che me ne sono capitate. Sentite questa: una volta dopo 48 di fermo mi liberano e io salgo sul tram, senza soldi. E mi metto a spiegare perché sono senza soldi e come mi hanno trattenuto, a fare una lezione sulla lotta. La volta dopo per farmi stare zitto mi hanno scortato fino alla porta di casa. Un’altra volta volevano farmi passare per ladro: un tizio, sempre sul tram, mi dice ‘ho dimenticato le chiavi. Mi tieni la cartella?’. Per fortuna io intuisco qualcosa e la metto sul portapacchi. Arrivano gli agenti di polizia e mi chiedono: ‘è sua quella cartella?’. E io, mostrando la mia: ‘agente, chi gira con due cartelle?’. Guarda caso, dentro a quella che mi avevano passato c’erano attrezzi rubati. Wajda ha preferito eliminare queste scene, ma non fanno poi così ridere”. Non mancano commenti su situazioni più attuali, tra cui colpisce l’affondo a Putin: “Mentre noi cerchiamo di costruire l’Europa, lui si è preso la Crimea e ha tirato fuori i carri armati. Una cosa che non possiamo permettere. Propongo di eleggere 10 saggi che possano convertire Putin con le giuste istanze. Non si può permettergli di continuare a fare così. Prima saremo solidali in questo e prima riusciremo a convertirlo. Ci vorrebbe un’altra Solidarnosc, ma io temo di non fare in tempo a fare un’altra rivoluzione. Ma se ne volete fare una, ricordatevi di questo: si possono fare due errori. Il primo, i rivoluzionari sostituiscono ai loro predecessori e governano anche peggio. Il secondo, che è quello che ho fatto anch’io: abbiamo avuto una grande vittoria ma l’abbiamo consegnata a burocrazia e politica. Il comitato rivoluzionario non andava sciolto. Ci dovevamo riunire ogni anno per chiederci se quello che vedevamo era quello che volevamo”. Sui no global: “Mi fanno ridere quelli che si dicono contro la globalizzazione e poi usano il cellulare. Per coerenza, dovrebbero usare le colombe. Per quanto mi riguarda l’unica globalizzazione a cui sono contrario è quella di mia moglie”. Sull’incontro con Oriana Fallaci, Walesa confessa invece un’iniziale antipatia: “Era un momentaccio, c’erano scioperi e tutti volevano un pezzetto di me. E quella signora mi chiedeva quattro ore di intervista. Le dissi che non avevo tempo, ma non cedeva. Mi ha fatto innervosire. In Polonia la situazione era difficile. Quando il comunismo è caduto aveva perso la sua spinta propulsiva. Non c’era una terza via, e non c’è ancora, così abbiamo dovuto creare una classe di operai. E riguardo al muro di Berlino, i polacchi hanno spaccato i denti dell’Orso russo e lo hanno indebolito. Ma resto sgomento quando penso ai tedeschi che abbandonano la città. Non si può certo considerare una vittoria”.
Walesa. L’uomo della speranza sarà in sala il 6 giugno con Nomad Film Distribution.
L’intervista al regista Andrzej Wajda.
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