Lech Walesa e la scommessa Obama


L.WalesaLa grande politica ha sdoganato i festival. Dopo il trionfo del Presidente venezuelano Chavez alla Mostra di Venezia, ospite personale di Oliver Stone per il film a lui dedicato South of the Border, arriva a Roma Lech Wałesa, ex Presidente della repubblica polacca e fondatore di Solidarność, primo sindacato indipendente dell’Europa dell’Est, un tempo comunista. Vedrà oggi, per la prima volta e in occasione dei 25 anni dalla morte, Popiełuszko. Non si può uccidere la speranza, il film dedicato a padre Jerzy Popiełuszko: il ‘cappellano di Solidarność’ ucciso durante il regime di Jaruzelski, in circostanze ancora oggi non del tutto chiarite, il 19 ottobre del 1984.

Il film, diretto da Rafal Wieczyński, è la più grande produzione polacca dell’anno, che può contare 7mila tra attori e comparse, sette mesi di riprese in 14 città e circa 3 milioni di euro di budget. E’ stato visto in patria da oltre un milione di persone e arriverà nelle sale italiane, per Ranieri Film, dal 6 novembre. La pellicola segue la vita del sacerdote, a partire dagli anni dell’infanzia passati nella provincia polacca e la scoperta della vocazione durante il servizio militare. Fino al momento in cui, dopo averne compreso le rivendicazioni, diventa la guida spirituale della sua nazione e il simbolo della lotta per la verità.

 

Erano anni infuocati e densi di cambiamenti in Polonia, quando nel settembre del 1980 venne proclamato lo sciopero che dette inizio al movimento pacifista dei lavoratori polacchi. Il regime tentò di sopprimere l’organizzazione con la dichiarazione della legge marziale e l’occupazione di Varsavia con i carri armati. E Padre Popiełuszko, con le sue omelie, si fece portavoce del bisogno di libertà dei lavoratori e dell’intero popolo, che lottava per liberarsi dal giogo comunista. Considerato eroe nazionale, ancora oggi la sua tomba è vegliata, ventiquattro ore su ventiquattro, da volontari che lo ricordano e si accusano di non averlo protetto abbastanza in vita.  

Nella pellicola l’ex Presidente Walesa appare in alcune scene di repertorio, come quella dei maestosi funerali del sacerdote, cui parteciparono oltre 600mila persone. “Solidarność vive perché padre Jerzy ha donato la vita per essa”, aveva detto in quell’occasione. E oggi spiega: “Quella frase fu una mia iniziativa, tutti i discorsi del funerale erano stati precedentemente concordati, ma io volevo dare un segnale al mio popolo”. E ancora, ricordando il Premio Nobel per la pace ricevuto nel 1983: “Fu un avvenimento importante. In quel momento mi sentivo stanco e il movimento viveva una fase di stasi. Quel premio ci ha restituito fiducia, è stato un vento che ha soffiato nelle nostre vele. Un grande aiuto”. E rifendosi a Barack Obama e al suo Nobel appena ricevuto, non ha dubbi: “Il premio è stato una sorta di acconto per invogliarlo e dare una direzione alle sue scelte. E’ stato un gioco d’azzardo, e solo fra quattro o cinque anni potremo dire se è stata una scelta giusta. Obama è stato eletto per fare riforme, volute in questo momento da tutti e da più parti. PopieluszkoIl problema è capire se riuscirà a coniugare le diverse esigenze. Per quanto riguarda noi – ha concluso – cerchiamo di sostenere la sua azione”.

Del rapporto del suo Paese con la vicina Russia, Walesa spiega: “Vedo due Putin in questo momento. Uno tiene le briglie del suo popolo strette e chiede assoluta fedeltà, ma sta facendo dei passi avanti verso un politica di riforme. L’altro è l’ex capo del KGB che cerca solo di risollevare le sorti della Russia per renderla più forte e prendersi una rivincita nei confronti del mondo. Se prenderà il sopravvento la nazione delle riforme, la Polonia attiverà ogni relazione possibile, altrimenti sarà difficile avere buoni rapporti”.

E quello della necessità di un vero cambiamento sembra essere la prima preoccupazione di Walesa, che ammonisce: “La crisi finanziaria in atto è solo la prima avvisaglia delle conseguenze di un modo errato di concepire l’economia mondiale. Non bisogna più pensare in categorie nazionali, ma guardare al globale. E anche tornare a valorizzare il potenziale umano degli individui. C’è così tanto da fare: capire qual è l’economia e quale la democrazia possibile. E ancora, quali strutture sono necessarie e quali non lo sono più. Con padre Popiełuszko abbiamo chiuso un’epoca ingiusta. Ora occorre guardare a un’altra epoca, più vicina all’essere umano”.

autore
19 Ottobre 2009

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