ROMA. I giovani e il mare narrati in due storie diverse, che ci parlano dell’adolescenza e delle sue sfide partendo da luoghi differenti, sono i protagonisti di due mediometraggi fuori concorso di Alice nella città e presentati al 3 e Google Cinema Hall.
Io sono qui (33’) di Gabriele Gravagna raccoglie le testimonianze di Dine, Magassouba e Omar, tre ragazzi africani di 17 anni che vivono a Palermo, la città dove sono arrivati un anno fa, in cui vogliono crescere e lavorare.
Tre adolescenti cresciuti in fretta, mentre perdevano le famiglie, attraversavano deserti, finivano nelle prigioni libiche e per la prima volta prendevano il mare su un gommone, senza sapere nemmeno dove fosse l’Italia.
Il documentario, patrocinato da Unicef Italia e Asante Onlus, che ospita i protagonisti nelle sue sedi palermitane, prodotto da On the Road again Pictures, è un racconto corale del viaggio per raggiungere le cosTe italiane, ne ripercorre le tappe, alcune delle quali inevitabili, come il deserto del Sahara – “dove muore tantissima gente ma non ci sono giornalisti”, ha precisato Omar – la Libia e il mare, che nei racconti diventa semplicemente “l’acqua”.
Ma Io sono qui è anche un film a lieto fine e spazza via l’amarezza della migrazione raccontando l’amicizia che lega Dine e Magassouba, “fratelli di viaggio”, e Omar e Giuseppe, un ragazzo italiano che lo considera parte della famiglia, uno con qualcosa in più, anche se non ha ancora capito cosa.
Dall’acqua come viaggio della speranza all’acqua come elemento di sfida e di crescita per Marta e per il gruppo di giovani non vedenti che fanno vela con lei nel lago di Garda.
Marta Lemesin sta diventando cieca per una malattia degenerativa, ma ha 16 anni e, come tutti gli adolescenti, si sta affacciando all’amore e alla vita fuori casa, affrontando tutto con determinazione e ambizione, dalla religione alla scuola.
Luce propria (42’) di Marco Danieli, docente del Centro Sperimentale di Cinematografia, vincitore del David di Donatello con La ragazza del mondo e in giuria ad Alice nella città, racconta l’intimità di Marta e della sua sua famiglia, in un ritratto privato di cui l’acqua è solo l’elemento più visibile. La carriera, una ventiquattrore, un grattacielo in una città straniera, un marito architetto o gallerista, visto che all’arte ha dovuto rinunciare: Marta è sicura di quello che vuole per il suo futuro e le sue coetanee, che si accontentano del lavoro trovato, le fanno tristezza.
“L’idea iniziale che avevamo io e lo sceneggiatore Antonio Manca era realizzare un film corale sui giovani ipovedenti del corso di vela, ma poi Marta ha spazzato via tutti gli altri con la sua luce”, ha detto il regista presente in sala.
Il film, prodotto da B24 Film, con il contributo di MiBACT, Easyjet e San Francisco Society, è stato presentato in anteprima ad Alice nella città.
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