Le famiglie nell’era di Internet? Stanno tutte bene


“Il film di Tornatore mi è piaciuto molto ma si tratta di uno stile totalmente diverso. E’ più intenso e stilizzato e l’interpretazione di Mastroianni è tutta un’altra cosa rispetto al mio Frank”.
Lo dice Robert De Niro rispetto al remake di Stanno tutti bene, realizzato nel 2009 da Kirk Jones e interpretato, oltre che dal “grande Bob”, da Sam Rockwell, Kate Beckinsale e Drew Barrymore.

Il produttore Gianni Nunnari, che lavora in pianta stabile in USA e ha all’attivo successi del calibro di 300, The Departed e Shutter Island, coltivava da tempo l’idea di trasportare nel vasto paesaggio americano la storia di quel padre (un Marcello Mastroianni che strappò molti applausi, e altrettante lacrime) e di quella famiglia così peculiarmente italiani. Comprò subito i diritti, convinto che ci fossero i semi per una commovente tragicommedia americana. Ma per sbloccare la situazione, ci è voluto un inglese, ovvero lo sceneggiatore e regista Kirk Jones, che ha conquistato Nunnari con il suo delicato e divertente Svegliati, Ned, perfetto mix tra sottile umorismo e emozioni profonde che al produttore pareva proprio ciò che ci voleva per il progetto di adattamento che aveva in mente.

“Ho visto il film originale solo tre volte – dice il regista – perché non volevo limitarmi a tradurlo o a rifare la stessa versione in una lingua diversa; non era questo il mio desiderio e non era certamente questo ciò che Tornatore si aspettava da me. Quello che desideravo era scrivere un film che fosse mio. E la cosa che mi interessava di più era il tema della famiglia che è naturalmente il tema più universale del mondo”.

La pellicola differisce in effetti di molto dal prototipo, abbandonando le atmosfere sognanti – salvo un onirico pre-finale che sembrerebbe voler omaggiare lo stile di Tornatore – e concentrandosi di più su situazioni concrete e tangibili. A parte le ovvie differenze culturali però, nel parere di Jones i rapporti tra padre e figli sono uguali dappertutto: “Qualunque padre può immedesimarsi nelle emozioni conflittuali che prova Frank quando si rende conto di aver dedicato troppo poco tempo ai figli e alla famiglia solo perché era costretto a fare gli straordinari per garantirgli un futuro – dice – E’ interessante notare che con tutti i progressi tecnologici compiuti negli anni più recenti, trovare il giusto equilibrio tra lavoro e famiglia resta uno dei problemi maggiori che i moderni genitori devono affrontare. L’avvento dei computer, della posta elettronica, degli SMS e dei telefoni cellulari ha solo diffuso l’idea che siamo sempre raggiungibili, che possiamo lavorare sempre, che siamo sempre collegati e che possiamo essere in due posti al tempo stesso, ma ci ha anche privati della possibilità di rilassarci completamente e di concentrarci almeno ogni tanto sulla famiglia e sulle cose che contano veramente”.

Anche questa volta, comunque, uno dei temi principali del film, dal titolo decisamente antifrastico, è il rapporto tra realtà e illusione, tra le aspettative esagerate del padre nei confronti dei suoi figli e la dura scoperta di come le cose stanno in realtà: “Frank ha sempre amato i figli e sempre desiderato il meglio per loro; avrebbe voluto vederli realizzare i propri sogni ma il suo desiderio era talmente forte che i figli si sono sentiti quasi costretti a riuscire e questo li ha portati a vantarsi dei loro successi – in realtà mai ottenuti -pur di farlo contento”.

Al di là della qualità della trasposizione, pensata per piacere a un pubblico che difficilmente potrà -o vorrà – fare il confronto con l’originale, non si può negare l’intensità dell’interpretazione di De Niro, per cui qualcuno già grida addirittura all’Oscar: “Ero leggermente nervoso perché sapevo che di lì a breve avrei incontrato uno dei più grandi attori di tutti i tempi – racconta Jones a proposito del suo primo appuntamento con il suo interprete – ma la cosa più importante era che sapevo che avrei avuto una solo occasione e non potevo sprecarla. Ma dopo qualche minuto con lui, mi sono rilassato completamente e guardandolo non ho acuto più alcun dubbio: solo lui poteva interpretare Frank Goode, e in quel momento ho sperato che anche lui la pensasse così”. “Kirk mi è piaciuto subito, e parecchio – risponde De Niro – La cosa che mi ha maggiormente influenzato nel mio lavoro è stata la mia esperienza di padre. Posso facilmente identificarmi con la storia e il personaggio, e posso capire facilmente quello che Frank vive e prova per i suoi figli”.

Il film, distribuito da Medusa, sarà in sala dal 12 Novembre.

autore
11 Novembre 2010

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