CANNES – All’Italian Pavilion va in scena la questione femminile grazie al Rendez-vous Women in the Chinese & Italian Film Industry: achievements, challenges, perspectives, incontro focalizzato sul ruolo delle donne nelle rispettive industrie audiovisive, organizzato da Cinecittà per la DGCA del MiC.
Dopo due anni passati in casa alle prese con binge watching, lavorazioni di film continuamente bloccati, e riunioni su zoom come quelle che hanno portato alla finalizzazione dello script di Nostalgia, l’unico film italiano in concorso al Festival e prodotto da una donna, Maria Carolina Terzi presente al panel: attrici, produttrici e registe si sono date appuntamento per fare il punto sull’inclusività nel mondo dell’audiovisivo. Tutti concordi su due questioni ormai di base: l’ampliamento delle opportunità di lavoro creato dalle piattaforme intente a sfornare e offrire contenuti a ritmi sempre più sostenuti, e la necessità di continuare a parlare del gap, ancora molto evidente in questa industria, tra presenza femminile e quella maschile.
Se le giovani generazioni rappresentate nel panel da Wang Yichun e Story Chen testimoniano di non aver mai avuto la sensazione di venire penalizzate rispetto ai colleghi maschi, ma lamentano semmai di avvertire scarsa fiducia nei loro confronti perché ancora con poca esperienza, tocca a un uomo, Ming Dao raccontare di aver assistito ad addii improvvisi di colleghe dal set perché decise a non girare scene imbarazzanti che non comparivano nel copione. Situazioni in cui un uomo difficilmente incapperebbe.
“Siamo diversi per natura e facciamo film differenti perché lo sguardo è differente – analizza Peggy Chiao – È un mondo di uomini dove le donne non si sentono a loro agio. Se aumentiamo la consapevolezza che esiste una questione femminile aiuteremo le colleghe a non sentirsi fuori posto. Bisogna creare più occasioni di networking e di riflessione tra donne che lavorano in questo settore o che vorrebbero farlo: solo facendo massa critica cominceranno ad ascoltare davvero le nostre istanze”.
Con la tesi concorda anche Nicola Maccanico, amministratore delegato di Cinecittà: “Quello che sembra normale, acquisito per gli uomini purtroppo non lo è per le donne e si comincia a capirlo. Servono donne che ispirino al mondo una visione più ampia e inclusiva e gli uomini devono collaborare in primis migliorando il modo in cui le ascoltano”.
“L’ideale sarebbe parlare del tema in ambienti che non siano già sensibilizzati – sottolinea la presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia – la voce delle donne deve essere ascoltata in luoghi in cui le posizioni non sono ancora popolari, né sposate. Noi come azienda vogliamo fare la nostra parte offrendo alle donne la possibilità di far parte della filiera dell’audiovisivo per questo attiveremo dei corsi che consentano di formarsi per diversi mestieri del cinema. Allo stesso tempo promuoviamo il cinema italiano diretto da donne con la rassegna Femminile plurale che dà occasione alle cineaste di presenziare insieme ai festival da Berlino a Londra fino a Tokyo, in modo che possano conoscersi meglio e fare networking”.
Una vicenda di torture e spionaggio nel thriller del regista svedese di origine egiziana Tarik Saleh. Vincitore del premio alla miglior sceneggiatura al Festival di Cannes e nelle sale italiane dal 6 aprile 2023 con il titolo La Cospirazione del Cairo
L’incontro con la stampa italiana di Charlotte Vandermeersch e Felix Van Groeningen, Prix du Jury a Cannes 2022: i produttori “Gianani e Gangarossa ci hanno teso una mano per il futuro” e “lavorando a questo film abbiamo conosciuto il cinema italiano contemporaneo: Favolacce, Alice Rohrwacher e il cinema di Carpignano”.
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Il ministro della Cultura celebra il premio al film Le otto montagne, con Alessandro Borghi e Luca Marinelli, Prix du Jury, ex aequo con la co-produzione italo-polacca Eo di Jerzy Skolimovski