Le chiavi di casa


Le chiavi di casa“Ho pensato spesso alla poesia di E.T. mentre ero sul set: un essere che viene da un altro mondo per insegnarci come si ama. Noi non riusciamo ad amare il diverso, mentre per gli altri bambini è naturale volergli bene”. Gianni Amelio, applauditissimo in concorso con Le chiavi di casa, da domani in 250 copie nelle sale, è un fiume di parole. A sei anni dal Leone d’oro per Così ridevano, racconta l’incontro con Andrea Rossi, il quindicenne che ha stregato tutti, attori e troupe, durante i lunghi mesi di riprese, a Berlino e in Norvegia, lungo il viaggio che fa incontrare per la prima volta un giovane padre e suo figlio “nato con problemi”. “Andrea è veramente il motore di questa esperienza spiega il cineasta calabrese l’ho frequentato per mesi prima del film: andavo a prenderlo a scuola, lo accompagnavo alle gare di nuoto e lo premiavo quando arrivava primo. Si è creato così un vero legame”. E così si è arricchita la sceneggiatura scritta con Sandro Petraglia e Stefano Rulli, che qui a Venezia ha portato il suo lavoro in digitale intitolato Un silenzio particolare, proprio sul rapporto con il figlio disabile.

Poi c’è Nati due volte, il libro di Giuseppe Pontiggia che contiene il nucleo tematico del racconto e che Charlotte Rampling consiglia di leggere a Kim Rossi Stuart in una scena. Di quel bellissimo romanzo che distilla l’esperienza autobiografica dell’autore è rimasto appena il sentimento di leggerezza nel dolore, la vitalità spudorata del bambino. “Nati due volte è un diario scritto in tarda età, quando il figlio di Pontiggia era ormai trentenne. Non me la sentivo di prendermi delle licenze sulla vita vissuta, ci sarei entrato troppo maldestramente, così ho dovuto per forza riscrivere tutto, condensare un percorso trentennale in pochi giorni. Eppure credo di aver capito. Come diceva Katharine Hepburn, non bisogna essere una gallina per sapere se un uovo è sodo”.

Del resto il rapporto tra padri e figli è una costante del cinema di Amelio. “Vent’anni fa ero qui a Venezia con Colpire al cuore… Essere adulti comporta una responsabilità verso le generazioni più giovani; essere genitori una certa dose di cattiveria verso il mondo. Noi tutti vogliamo un figlio vendicatore, più bello di noi, più forte, più fortunato”. Ma il rapporto padre-figlio qui si rovescia. È Andrea che insegna qualcosa a Gianni, il padre che non sa neppure infilargli una camicia. “Soprattutto gli insegna che non ci si deve piangere addosso. Gianni è pieno di sensi di colpa per averlo abbandonato alla nascita, Andrea è come se gli dicesse: lascia perdere, guardiamo avanti, cominciamo da ora”. Un amore che va al di là della biologia, come sempre nel cinema di Amelio. “Non credo tanto al cosiddetto legame di sangue, ma all’incontro tra gli esseri umani”. Quegli esseri che spesso sono vittime indifese della storia. “Il sistema che guida le azioni dell’uomo è un sistema di potere e purtroppo temo che tra dieci o vent’anni ci troveremo a commentare altre stragi come quella dei bambini di Beslan. Dimentichiamo troppo in fretta le tragedie… Ma chi ha la medicina? Nessuno”.

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09 Settembre 2004

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