Aggiunte importanti al cartellone della 68esima Berlinale, in programma dal 15 al 25 febbraio prossimi: tra gli altri, l’angloamericano 7 Days in Entebbe di José Padilha, con Rosamund Pike, Daniel Brühl (Fuori concorso); Ang panahon ng halimaw (Season of the Devil) del filippino Lav Diaz (Concorso); il messicano Museo (Museum) di Alonso Ruizpalacios, con Gael García Bernal, Alfredo Castro (Concorso); l’americano Unsane di Steven Soderbergh, con Claire Foy, Joshua Leonard (Fuori concorso). L’Italia, com’è noto, gareggia per l’Orso d’Oro con Figlia mia di Laura Bispuri, interpretato da Valeria Golino e Alba Rohrwacher, e c’è lo zampino italiano (co-produzione minoritaria con Germania e Belgio) in The Happy Prince di Rupert Everett, con Colin Firth ed Emily Watson.
In Panorama saranno presentati Dafne, opera seconda di Federico Bondi e il documentario Selfie di Agostino Ferrente. Il nuovo progetto di Irene Dionisio La voce di Arturo è stato selezionato da Berlinale Talents e da Script Station. In Coproduction Market il nuovo progetto di Thanos Anastopoulos Seconda casa
In anteprima europea nella sezione Panorama Skin di Guy Nattiv, la vera storia di Bryon Widner, fanatico naziskin redento appartenente ad una feroce famiglia di skinheads. Interpretato da Jamie Bell, il film è stato presentato al Toronto International Film Festival dove ha vinto il Premio Fipresci della Critica
La Retrospettiva della 69ma edizione della Berlinale adotta come tema le donne registe, tra il 1968 e il 1999. “Grazie ad attiviste come Helke Sander, Ula Stöckl e Jutta Brückner – dice il direttore uscente Dieter Kosslick – le registe donne hanno preso confidenza, e noi abbiamo molto a cuore l’uguaglianza di genere nel cinema di oggi”
Il direttore della Berlinale ha ricevuto una medaglia speciale a Telluride, ed è stato definito come “un eroe del cinema che preserva, onora e presenta grandi film”. Precedentemente il riconoscimento era andato a Criterion Collection, HBO, Ted Turner, Stanley Kauffmann, Manny Farber, Pierre Rissient, Leonard Maltin, Serge Bromberg and the UCLA Film & Television Archive