Laurent Tirard: ma Nicolas non è Harry Potter


Cinque milioni e mezzo di spettatori e chissà quanti libri venduti: in Francia è proprio un caso. Ora arriva anche nelle sale italiane, a Pasqua, Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, storia di un ragazzino di 8 anni pieno di fantasia e senza peli sulla lingua che nella Francia degli anni ’50 vive una serie di avventure insieme ai suoi compagni di classe: il grasso Alceste, che mangia in continuazione e sogna di diventare ministro, il somaro Clotaire, che ama solo andare in bicicletta e non ne azzecca una, il secchione Agnan, che non si può picchiare perché porta gli occhiali, il ricco Geoffrey, che arriva a scuola accompagnato dall’autista ma non si tira indietro quando c’è da inventare qualche marachella. Una banda di bambini con le paure e i sogni di un’infanzia fuori dal tempo ispirata ai racconti di René Goscinny (il papà di Asterix) illustrate da Jean-Jacques Sempé. Applaudito al Festival di Roma (Alice nella città) e in diverse anteprime per i piccoli, Nicolas diverte anche i grandi con la sua tenera sfrontatezza e la presa in giro della piccola borghesia e dei suoi riti.

 

Tirard, qual è il segreto di un successo che dura da cinquant’anni?

Il talento dei due autori, sicuramente, e la loro capacità di riportarci all’infanzia. “Nicolas” è un libro per bambini ma ogni adulto ci si ritrova e poi non c’è quel senso di superiorità che spesso hanno gli scrittori quando parlano dei piccoli. Nulla è visto dall’alto in basso. C’è poesia, ironia e anche un pizzico di cattiveria.

 

Avete pensato di trasferirlo nel presente, dall’ambientazione anni ’50?

Ci siamo posti il problema, ma abbiamo deciso di mantenere quell’ambientazione perché molto del fascino della storia viene dal fatto che siamo in un mondo totalmente finto, dove i bambini non dicono parolacce, non c’è violenza, i genitori non si separano… E’ un mondo nostalgico, che già negli anni ’50 era percepito come démodé, è una metafora di come vedi il mondo da bambino, quando pensi che niente mai cambierà, che i genitori ti ameranno sempre, che andrai a scuola tutta la vita.

 

E’ un tema universale quello della nascita del secondo figlio, che genera angoscia nel primogenito a tutte le latitudini e in tutte le epoche.

Qual è la cosa peggiore che può accadere a Nicolas? Perdere la sua posizione di piccolo re, un tema che riguarda i bambini di tutto il mondo e che non c’è nel libro. Volevo infatti un soggetto forte, e anche un po’ cupo, come la paura di essere abbandonato nel bosco dai genitori quando nasce il fratellino.

 

C’è qualche analogia tra Nicolas e Antoine Doinel?

Sono agli antipodi. Truffaut con I 400 colpi ci mostra l’infanzia nella sua realtà e dunque con realismo, Il piccolo Nicolas parla di cose serie e vere ma le maschera dietro lo scherzo, il gioco e la poesia.

 

Nascerà una serie?

La materia ci sarebbe, ma il fatto è che Nicolas, a differenza poniamo di Harry Potter, non cresce mai, non diventa grande e quindi bisognerebbe cambiare gli interpreti… Cosa che mi dispiacerebbe molto perché sono molto affezionato a questi ragazzini, scelti tra più di 800.

 

Prova nostalgia per la sua infanzia?

La nostalgia è stata la ragione principale che mi ha spinto a fare il film. Anche se non ho avuto un’infanzia particolarmente felice, quella è l’epoca in cui pensi che tutto sia possibile.

 

Nel film recita anche suo figlio Virgile.

Sì, è stato lui a chiedermelo, ha l’età giusta. Si era scoraggiato perché per il provino doveva imparare a memoria un lungo monologo, ma poi ha deciso di farlo. Gli ho affidato un ruolo piccolo, quello di Joaquim, ma è stato bello lavorare insieme.

 

Sa che in Italia molti hanno paragonato Nicolas a Gianburrasca?

Lo so, ma non lo conosco.

 

La scena della pozione magica che fa diventare invincibili, venduta dalla banda per 5 franchi a tutti i ragazzini del quartiere, è un omaggio a Goscinny, autore di questa storia ma anche di Asterix. E lei dirigerà il quarto film della serie…

Giuro che l’ho girata prima di saperlo. Comunque, sì, è stato proprio sul set di Nicolas che ho incontrato Anne Goscinny, la figlia di René, e così è nata l’idea di dirigere il prossimo film della serie, Asterix chez les Bretons.

 

 

autore
22 Marzo 2010

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