Laurea ad honorem a De Laurentiis


Arriva da Los Angeles, accompagnato dall’affascinante moglie Martha, Dino De Laurentiis, il produttore per antonomasia. Colui che ha fatto (e continua a fare) la storia del cinema italiano e internazionale è in Italia per ricevere il diploma honoris causa in produzione che Lino Micciché, presidente della Scuola Nazionale di Cinema, gli ha voluto conferire.
La cerimonia, al Teatro 2 della Snc, arricchita dalle scenografie di Andrea Crisanti, si è svolta alla presenza di numerose personalità del mondo del cinema e dello spettacolo, tra cui Aurelio De Laurentiis, Carlo Lizzani, Fulvio Lucisano, Giuseppe Rotunno, Fabiano Fabiani, Andrea Marcotulli e gli allievi di produzione della Snc (qui potete trovare tutte le informazioni su De Laurentiis e la sua filmografia). Anche De Laurentiis è stato seduto tra i banchi dell’allora Centro Sperimentale (non ha terminato gli studi), ma il suo era il corso di recitazione. “Era un bravo attore, ha recitato in Pantaloni lunghi, esercitazione di un altro grande allievo, Pietro Germi”, ha ricordato Tullio Kezich nell’esporre la motivazione del diploma. Amico e “studioso” del produttore, Kezich, insieme ad Alessandra Levantesi, sta ultimando una biografia dal significativo titolo Dino (uscirà la prossima primavera).
La parola a De Laurentiis, che in modo sintetico e incisivo ha tracciato quelle che, secondo il proprio modo di essere e la propria esperienza, sono le fondamenta per intraprendere il mestiere del produttore. “L’unica maniera per riuscire è avere umiltà e credere in se stessi, non aver paura di sporcarsi le mani anche con i lavori più umili, solo così si riesce a imparare ogni giorno qualcosa”.
“In questo – ha precisato Kezich – De Laurentiis è un vero self-made-man stile americano”. “Un esempio della mia umiltà? – ha continuato De Laurentiis – quando ho deciso di trasferirmi in America, perché in Italia la legge sul cinema non consentiva più finanziamenti alle coproduzioni. Mi sono chiesto: “Ma sarò capace?” E mi sono risposto “Proviamoci!” Arrivato a New York ho chiamato un po’ di persone tra cui Peter Maas, uno scrittore, che aveva appena completato il primo capitolo del suo nuovo romanzo. Insistetti così tanto che riuscii a farmelo dare. Lo lessi: descriveva il carattere di un poliziotto in lotta contro la corruzione ed era straordinario. Dalla mia esperienza sapevo che un personaggio a tre dimensioni è quasi un film. Se la storia fosse stata brutta si poteva cambiare. Chiesi quindi a Peter di vendermelo. Lui rimase stupito perché era solo al primo capitolo, poi mi chiese 500.000 dollari, io accettai e così nacque Serpico, che fu un grandissimo successo”.
Cosa consiglia ai giovani produttori, Dino De Laurentiis? “Bisogna prima di tutto insegnare ai giovani che il produttore non è solo quello che tira fuori i soldi. Perché sarebbe facile per loro dire “non ho i soldi, quindi non posso fare il produttore”. La cosa fondamentale è far capire ai giovani che il produttore è l’anima del film, qualcosa che va oltre il puro e semplice denaro. Sono convinto che se un film va male è colpa del produttore, se va bene il merito è da dividersi fra tutti. Non ci vogliono i soldi per fare produzione, ma un’idea di cui si è convinti. Poi i soldi si trovano”.
Quindi, azzarda e afferma, con simpatica ironia: “Se avete una buona idea portatela a me che ve li do io i soldi”. Progetti? Attualmente sono in corso di realizzazione L’ultima legione di Carlo Carlei, un film tra storia e leggenda, protagonista, uno degli ultimi imperatori romani, un ragazzino di dodici anni rapito dai barbari e portato all’isola delle Capre (l’odierna Capri), quindi in Britannia, dove diventerà Re Artù (e qui è leggenda); e La donna con la pistola di Andrej Konchalovsky, che narra di una vicenda legata alla manovalanza criminale degli immigrati clandestini a Milano.

autore
04 Dicembre 2000

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