BARI. E’ un omaggio a Annabella Miscuglio, femminista, documentarista e tra i fondatori del Filmstudio, ma anche un tributo alla piccola sala cinematografica di qualità e a chi oggi la gestisce tra tante difficoltà. L’età d’oro di Emanuela Piovano, anche il titolo è un omaggio al Buñuel surrealista, è in concorso al Bif&st nella sezione ItaliaFilmFest ed esce oggi in sala con Bolero Film.
Laura Morante è Arabella, una pasionaria del cinema che in un piccole paese del Sud lotta con tenacia, finché è viva, per tenera aperta un’arena cinematografica che ha restaurato con sacrifici. Una donna vitalissima, capace un tempo di attrarre a sé la simpatia di amici e compagni d’avventure (Gigio Alberti, Pietro Da Silva, Giulio Scarpati, Gisella Volodi), una sorta di collettivo solidale, ma anche una generazione pronta a condividere utopie, progetti e delusioni. Amici che, mancando Arabella, tornano in quel paese e in quel cinema all’aperto, che sembra ora non avere futuro, e ripercorrono le vicende di un rapporto umano così significativo.
E con loro torna da Torino anche il figlio di Arabella, (Gabriele Dell’Aiera), da sempre in conflitto con la madre e con la sua passione totalizzante. Un viaggio a ritroso che fa a rivivere a Sid quei momenti in cui avrebbe voluto avere una madre meno distratta e più presente nella sua vita di bambino e ragazzo.
In Sid affiora la consapevolezza di aver conosciuto una donna straordinaria e generosa, nonostante le incomprensioni, e la scoperta che “il cinema ci rende migliori e attenua l’urto della vita”. Non chiudere e non vendere quell’arena estiva forse un senso ce l’ha, senza nostalgie.
Piovano ricorda di aver conosciuto Annabella Miscuglio negli anni ’80 quando da Torino scendeva a Roma per una ricerca sul cinema di Salò nell’Archivio centrale dello Stato, un lavoro commissionato da Paolo Gobetti, figlio di Piero, per il suo Archivio cinematografico della Resistenza. “Ero sempre ospite di Annabella, conosciuta al Festival di Salsomaggiore, e del figlio, in questa casa sopra il Filmstudio, affacciata sul campetto di calcio dove giocava Pasolini. La sua abitazione era un via vai di artisti: Schifano, Godard, Dominique Sanda, Grifi. Erano anni di ricerca e tutto accadeva davanti agli occhi di un figlio la cui sofferenza era palpabile”.
La militanza femminista e l’impegno nel cinema verità avevano spinto Annabella a realizzare per la Rai, insieme ad altre donne, i documentari Processo per stupro, primo processo trasmesso in televisione, e AAA offresi, mai andato in onda, con protagonista una prostituta che riceve nel suo appartamento i clienti.
“Quello che oggi sarebbe stato un caso di violazione della privacy allora divenne un caso penale di sfruttamento della prostituzione che gravò su Annabella e l’intera troupe e un capo struttura Rai, un processo che con i tre gradi di giudizio durò un decennio”, continua la regista.
Poi per quasi vent’anni si perdono di vista fino a una telefonata inaspettata alla regista nella quale Annabella le annuncia che sta per morire e che vuole rivederla. “La trovai piena di vitalità, mi chiamò perché aveva ancora cose da dire, forse voleva fare un film, ma io rifiutai di realizzare con lei una pellicola come Nick’sMovie di Wim Wenders che riprese l’ultimo mese di vita dell’amico e regista Nicholas Ray. Ho pensato invece di testimoniare e raccogliere la sua eredità in un altro modo, ma ci sono voluti oltre 10 anni”.
Un primo tentativo non riuscito è quello di un film sulla vicenda del documentario AAA. Offresi, tuttora sotto sequestro, ma i materiali disponibili si sono rivelati insufficienti. Così la cineasta ha preferito ispirarsi liberamente al libro “L’età dell’oro, il caso Veronique”, scritto dalla giornalista Francesca Romana Massaro e dalla critica cinematografica Silvana Silvestri, che ricostruisce l’intera vicenda giudiziaria accanto a testimonianze inedite.
“Non ho conosciuto Annabella, mi sono documentata, ma la regista mi ha chiesto di interpretare Arabella il personaggio da lei creato – dice Laura Morante – Il film è stato un work in progress, ha sempre continuato a fabbricarsi, con scene inventate o modificate anche cinque minuti prima di girare”. E la regista conferma di aver concentrato nel personaggio principale del film tutte quelle persone, uomini e donne, conosciute che hanno creduto e continuano a tenere in piedi una rete di rapporti.
“Il film, girato in Puglia a Monopoli, è anche dedicato a tutti coloro che nella nostra provincia hanno raccolto l’eredità dei genitori e si sono reinventati con la sala cinematografica un mestiere in modo nuovo. Non sono una nostalgica, ma ottimista sul futuro. Oggi vedo nella zona dove abito, al confine con la Francia, che le piccole sale stanno riaprendo puntando sulla multiprogrammazione”, sottolinea Piovano.
Anche la Morante ha scoperto, accompagnando in giro per l’Italia il suo ultimo lavoro, Assolo, quanti cineclub e sale d’essai esistono in provincia con un pubblico assetato di buon cinema. Da segnalare il cameo di Elena Cotta, coppa Volpi per Via Castellana Bandiera a Venezia 70. “Non è un film che racconta solo il passato – ribadisce infine la Morante – La realtà dei cineclub è più viva che mai e c’è ancora il coraggio di proporre un cinema non commerciale”.
L’attore è il protagonista, con Valentina Cervi, Vitaliano Trevisan e Elena Radonicich, di Senza lasciare traccia, esordio di Gianclaudio Cappai presentato al Bif&st nella sezione Nuove Proposte e prossimamente nelle sale il 14 aprile. “Il film è nato dopo un viaggio con un’amica colpita dal cancro che mi confidò la convinzione che la malattia era dovuta a un evento traumatico vissuto anni prima. Da qui sono partito per costruire una giornata particolare di cui è protagonista Bruno”, spiega il regista
Il film di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio protagonista e tratto dall’omonimo romanzo noir di Giuseppe Ferrandino, è prodotto insieme ai fratelli Dardenne dalla Buena onda, la casa di produzione di Golino, Scamarcio e Viola Prestieri. Al momento l'attrice e regista è impegnata nella stesura della sua seconda opera, una storia con protagonisti due uomini, insieme a Francesca Marciano e Valia Santella. Polemica sulle nomination dei David: "Peccato che ci sia solo la mia candidatura, Il film di Gaudino merita di più"
Il direttore Laudadio annuncia anche "la retrospettiva di un grande attore, magari anche regista, o di un’attrice americani viventi”. Edizione 2017 nel segno della tutela dell’ambiente: previsti incontri e conversazioni su cinema e scienza, “saranno con noi scienziati, fisici, matematici, personalità della cultura e il cinema denuncerà la distruzione della bellezza e dell’ambiente”. Tornerà inoltre la sezione internazionale del Festival con una quindicina di titoli. Presto il gemellaggio con il Festival del cinema italiano di Annecy
L'attore romano premiato dal Bif&st per Un posto sicuro dell'esordiente Francesco Ghiaccio sulla fabbrica di morte Eternit. Un film drammatico ma positivo per Colangeli che mostra la possibilità di riscatto che ognuno ha dentro di sé: “Quando ho girato a Casale Monferrato, ho trovato una grande coesione ideale in quel dramma collettivo. Si spende molto in dolore, ma si ricevono in cambio consapevolezza e senso civico, le grandi tragedie aiutano a cambiare il punto di vista”. Premiati Due euro l'ora e The Plastic Cardboard Sonata