Laura Cafiero


Riservata, un modo di vestire sobrio, Laura Cafiero rivela una sensibilità e un’inevitabile onestà nella comunicazione, verbale e gestuale. Con queste caratteristiche 15 anni fa è entrata nel settore della produzione audiovisiva guadagnando sempre maggiori consensi. Come organizzatrice di produzione presso la Filmalpha, ha curato miniserie televisive quali Un cane sciolto di Giorgio Capitani e Achille Lauro di Alberto Negrin, entrambe per la Rai. Nel 1990 l’esordio come produttrice con Condominio, lungometraggio di Felice Farina che vince un David di Donatello. Nel 1992 il balzo in avanti: fonda la Metafilm, società con la quale produrrà documentari e film spesso incentrati sul sociale. Molti dei suoi prodotti iniziano a raccogliere i consensi della critica. Aumentano anche le accoglienze nelle vetrine nazionali e internazionali: Locarno, Annecy, il Forum di Amsterdam, Torino, non dimenticando la Mostra del cinema di Venezia. Sue le produzioni dei film di Stefano Grossi, da Giaime Pintor al fratello, a Due come noi non dei migliori, passando per Voci lontane sempre presenti, videolettere, serie in 30 puntate per la Rai.
L'occhio di Antonio Ora invece la ritroviamo in una veste, si direbbe, insolita. Sta producendo Quasi Quasi, la commedia leggera diretta da Gianluca Fumagalli che segna l’esordio da protagonista di Marina Massironi. Attrice famosa per le sue performance comiche con la Gialappa’s Band e la recente partecipazione all’Ottavo Nano, oltre ai numerosi ruoli con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo.

E’ passata dal documentario incentrato sul sociale a una commedia leggera che ha per protagonista un’attrice conosciuta dal grande pubblico. La Metafilm cambia strada?
Ho semplicemente cercato di venire incontro ai gusti dello spettatore medio, non rinunciando però alla qualità. Mantengo comunque la mia identità culturale ma credo che i produttori, come i registi, debbano fare i conti con il pubblico. Tutti i film da me prodotti fino a ora hanno sempre raccolto critiche positive, ma senza mai riscuotere il successo del grande pubblico. E io credo che il motivo risieda nel messaggio, troppo difficile, di cui questi film si facevano portatori. Non erano film per tutti. E in questo i problemi del mercato della distribuzione c’entrano molto poco.

Quindi, secondo lei, l’insuccesso di alcuni film risiede tutto nella non corrispondenza con i gusti del pubblico?
Capita al film quello che capita anche ai libri. Determinati libri vengono letti da pochi perché contengono un messaggio in grado di essere recepito da pochi. Altri raggiungono il successo editoriale.

Due come noi In passato ha lavorato più volte con Stefano Grossi. Ora il regista sta girando un film-documentario su Radio Rock. Continua a seguirlo dal punto di vista produttivo?
No. Non è una mia produzione. Si trattava di un progetto nel quale io ero coinvolta diversi anni fa. Ma poi non l’abbiamo portato avanti. Stavamo lavorando su Due come noi non dei migliori

Lavorerà di nuovo con lui?
Ho un’opzione sul suo prossimo film, il terzo. Ho una grande stima per Stefano. Penso che sia un ottimo autore e non lo perderò di vista.

Per tornare al dilemma cinema d’autore-mercato, c’è una bella differenza anche tra due attrici come Stefania Orsola Garello e Marina Massironi…
Marina Massironi è un’attrice a tutto tondo. E’ molto brava. Sono convinta tra l’altro che Stefania Garello, pur interpretando ruoli drammatici, abbia delle corde ironiche che nessuno ancora le ha permesso di esprimere. Ugualmente Marina è in grado di interpretare ruoli drammatici: in Pane e tulipani di Silvio Soldini, lo ha pienamente dimostrato.

autore
19 Giugno 2001

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