La sua battuta d’apertura alla conferenza stampa è delle migliori. “Bravi che siete in pochi, non se ne può più, è tutta una spinta questa giornata”. A parlare è Laura Betti che sospira: “Non c’è un ventaglio? Oggi mi viene un infarto, me l’aveva detto il dottore di non affaticarmi…”. Il ventaglio non arriva, ma per lei, tenera e imperiosa, ecco sul tavolo (per mano del produttore Roberto Cicutto) addirittura la Coppa Volpi che l’attrice vinse nel 1969 alla Mostra con Teorema di Pasolini. E Pasolini ritorna, c’è sempre. Grazie sopratutto all’amorosa sodale Laura Betti. Che oggi è la super energica regista del necessario Pier Paolo Pasolini-La ragione di un sogno, documentario-evento fuori concorso prodotto da Palomar, Stream, Mc4, Arte. Alla vista del suo premio di un tempo, Monna Laura chiosa : “una vera signora deve sempre viaggiare con i propri gioielli…”. Poi comincia a raccontare il film ed è un fiume in piena.
Entriamo nella zona-memoria Pasolini. Spera che questo film serva a dare ai più giovani il senso dei sentimenti e della cultura del corsaro?
È un film fatto con necessità d’amore, questo è chiaro. E le parole di Pier Paolo erano oneste, mi si passi il termine un po’ moralista, ed erano sincere, dettate da logiche precise. Dalle prime proiezioni abbiamo capito che questa essenza di Pasolini interessa i ragazzi. Certi temi come il consumismo e la democrazia se non si risolvono tornano a galla. Lui ne parlava decenni fa. E oggi l’aria che si respira fa pensare che nessuno voglia risolverli. Fa comodo così. È con la cultura che si vincono le battaglie culturali. Si deve osare, sopratutto adesso che hanno chiuso tutte le porte! Non volete lottare? E allora tenetevele chiuse le porte! Bisogna reinventare il mondo adesso che ce lo stanno portando via.
È stato difficile realizzare il film?
Non era facile trattare una materia così. È difficile entrare sulla parola scritta. Ma è affascinante perche in Pasolini si respira la necessità di comunicare quello che è vero. Si capisce come fosse avanti nel tempo sui temi fondamentali. Certo, la sua è parola di poesia. Quella che ora nuovi uomini, il nuovo governo, vogliono eliminare. Ma la poesia è ineliminabile! Esiste e resiste malgrado tutto. E quella di Pier Paolo è intrisa d’ironia.
Ci sono novità sull’Archivio d’immagini e documenti e sul Fondo Pasolini?
L’archivio forse andrà a Veltroni, al partito dei DS. Meglio, io sono anche stanca, sono una ragazza che ha bisogno di un giro di valzer. Forse, se e quando sarà tutto catalogato, verrà fuori che una novità tecnologica – che rottura di palle – consentirà nuovi lavori. Ah, se dipendesse da me e avessi i soldi, farei un altro film domani stesso. Con molte più cose.
Perchè tanta sobrietà e pudicizia nella trattazione dei suoi rapporti personali con Pasolini?
È un film veramente d’amore, e io ci sono sempre anche se mi sono spesso tirata indietro per non eccedere con la mia presenza. Per raggiungere l’equilibrio mi è servita la collaborazione (di tipo psichiatrico) con Pasquale Plastino che mi ha aiutata a correggere il tiro per portare il vero Pier Paolo alla gente che vedrà il film. L’amore per Pier Paolo? Io l’ho amato moltissimo, ed è stata una fregatura. Quando era vivo era bello girare con lui per le Università: io a organizzare, e lui a trionfare, sempre. Ma è essenziale anche il contributo, nel film e nella vita di tutti noi, dell’amore di Paolo Volponi, intriso della stessa natura poetica di Pier Paolo. Ora siamo sicuri che con questo film Pier Paolo è vivo, è salvo. Perchè dal sole non andranno più a stanarlo.
A volte il sogno della ragione genera in Mostra lampi corsari.
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