Lampedusa, dove Gianfranco Rosi cerca ispirazione

Abbiamo incrociato il documentarista Leone d'oro per Sacro GRA durante una delle serate di Vento del Nord, il piccolo festival che porta il cinema sull'isola più meridionale dell'Italia


LAMPEDUSA – In questo arcipelago Emanuele Crialese ha costruito gran parte del suo immaginario con titoli come Respiro e Terraferma (e anche il prossimo progetto, in fase di scrittura, dovrebbe essere ambientato nelle Pelagie) ora Gianfranco Rosi sta cercando ispirazione per il nuovo documentario: come Sacro GRA una storia di solitudini ma stavolta in un paesaggio lunare. Lasciato a casa il Leone d’oro vinto a Venezia – un premio storico perché ha portato il documentario italiano in primissimo piano – il cineasta si è mimetizzato su questo estremo lembo d’Italia, questa “porta d’Europa” come ricorda la grande scultura omonima di Mimmo Paladino. “Vivo qui da un anno, cerco un rapporto con la gente, e mi lascio guidare da Peppino Del Volgo (uno scout locale che ha lavorato anche con Crialese, ndr)… Per ora non posso dire nulla del nuovo progetto, che sarà prodotto da Rai Cinema, Luce Cinecittà e Arte. È totalmente in gestazione, perciò qualsiasi parola finirebbe inevitabilmente per cristallizzarlo, ma il mio lavoro è così, cerca di cogliere proprio l’indefinibile”. Tra i personaggi del film, che ha un titolo di lavorazione eloquente, Mare Nostrum, ci sarà sicuramente il fratellino di Filippo Pucillo (altro punto di contatto con Crialese), il piccolo Samuele. Ma naturalmente si parlerà di migranti. “Ogni giorno ne arrivano sull’isola, anche oggi, ma non si vede niente, specie d’estate, quando il turismo si sovrappone a tutto ed è impossibile girare anche una sola immagine”. Perciò Rosi è in partenza. “Passerò qualche settimana su una nave della Marina Militare che pattuglia il Canale di Sicilia”.

E’ vero. Lampedusa non porta così evidenti i segni della tragedia collettiva con cui spesso, un po’ grossolanamente, viene identificata. Ai lampedusani la cosa brucia non poco. Per dire ha dato un po’ fastidio la fiction Rai con Claudio Amendola e Carolina Crescentini, diretta da Marco Pontecorvo intitolata proprio Lampedusa. La miniserie in due episodi, scritta da Andrea Purgatori e Laura Ippoliti, prodotta da De Angelis Group, andrà in onda nella primavera del prossimo anno su Raiuno in prima serata. Ancora migranti ma anche quegli italiani che ogni giorno si confrontano con l’emergenza con storie di solidarietà e accoglienza. Però spiace che il nome dell’isola diventi sinonimo di tutto questo.  

Gianfranco Rosi l’abbiamo incontrato durante il nostro breve soggiorno da queste parti, ospiti del festival Il vento del Nord. Una piccola (per budget: 15mila euro messi a disposizione dalla Siae, mentre i film vengono concessi da 01 e Luce Cinecittà) manifestazione messa a punto dalla infaticabile giornalista Laura Delli Colli, con l’apporto del critico Giovanni Spagnoletti. Ma soprattutto nata dalla passione di Massimo Ciavarro per questi luoghi. L’ex star del fotoromanzo anni ’70, benché continui a lavorare come attore (ultimo avvistamento in Nessuno si salva da solo di Sergio Castellitto), ama la vita selvaggia in questo avamposto d’Africa. Alla mondanità preferisce le battute di pesca all’alba. Però si diverte a portare i suoi colleghi a Lampedusa durante una settimana in cui l’isola, che non ha una sala cinematografica, si raccoglie davanti allo schermo issato in Piazza Castello, alle spalle del porto. In sette edizioni sono tanti gli attori e i registi che hanno accettato l’invito.

E qualcuno è pronto a tornare ogni volta come Francesco Scianna. Il Peppino Torrenuova di Baarìa stavolta ha affascinato il pubblico con un reading a sorpresa dalla pagina del conterraneo Gesualdo Bufalino. La panchina è un testo breve in cui un vecchio, un bambino e una ragazza che ha tentato il suicidio si incontrano in un parco, in una Catania invernale. Pubblicato nel volume Trittico, poi inserito nella raccolta “L’uomo invaso”, è l’unico testo dello scrittore ad essere diventato adattamento teatrale. Scianna è al festival per la terza o quarta volta. “A Lampedusa ho ricordi legati all’infanzia. Oggi mi piace tornare perché penso che questo sia un evento importante per quest’isola e perché amo confrontarmi con un pubblico così genuino e sanguigno. Per noi attori è utile capire senza filtri come viene percepito ciò che fai. E poi questo è l’unico momento in cui loro possono entrare in contatto con il sogno del cinema”. Così, dopo il reading, tutti sono rimasti per vederlo in Latin Lover di Cristina Comencini, “un film che mi ha dato la possibilità di vivere la palestra emotiva dei grandi attori degli anni ‘60/70, come Gassman, Tognazzi, Mastroianni e Volontè e di poter interpretare tanti ruoli in una volta sola e con tanti registri, dal western al dramma, dalla commedia al grottesco. È stato un grande gioco”, dice ancora l’attore, reduce dal set top secret di Marco Bellocchio in Fai bei sogni, dal romanzo di Gramellini, progetto in progress mentre Sangue del mio sangue sarà in concorso alla Mostra di Venezia. “Del suo metodo di lavoro non posso dire nulla, ma sono felice che mi abbia voluto di nuovo al suo fianco dopo il piccolo ruolo ne Il regista di matrimoni”.

Intanto Giovanni Spagnoletti, in veste di professore, anima la giuria degli studenti, cinque giovanissimi appena diplomati o all’ultimo anno di liceo, per il concorso, sempre in collaborazione con la Siae, dedicato ai film tratti da testi letterari. I ragazzi, molto seri – qualcuno di loro deve conciliare l’impegno di giurato con il lavoro estivo in un bar – si riuniscono nella casetta di legno donata da Rai Cinema (u’ chalet, la chiamano qui) per confrontarsi su cinque opere: Vergine giurata di Laura Bispuri, I nostri ragazzi di Ivano De Matteo, Anime nere di Francesco Munzi, Il giovane favoloso di Mario Martone, Nessuno si salva da solo di Sergio Castellitto. Per quest’ultimo sono arrivati a Lampedusa il regista e la protagonista femminile Jasmine Trinca. Anche loro, come la produttrice Olivia Musini e l’attore Giorgio Pasotti, hanno accettato il richiamo lampedusano, magari come tappa di un piccolo tour estivo che serve anche a ridurre i costi, spesso proibitivi per queste rassegne. Pasotti, che ha presentato anche il suo primo film da regista quasi inedito Io Arlecchino, ha letto alcune pagine dal bel libro fotografico di Massimo Ciavarro e Gianni Ansaldi “Il silenzio di Lampedusa”: scatti in bianco e nero che ci restituiscono un’isola invernale, ancor più remota e misteriosa, davvero cinematografica. E così piace anche al sindaco, la non certo accomodante Giusi Nicolini, questa manifestazione “nata con niente” e portata avanti con tanti aiuti solidali: oltre alla Siae, il MiBACT, la Regione Siciliana, il programma Sensi Contemporanei guidato da Alberto Versace e la Sicilia Film Commission. 

(nella foto di Pietro Coccia: Gianfranco Rosi e Massimo Ciavarro)

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05 Agosto 2015

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