Cristina Comencini con Il più bel giorno della mia vita ha vinto il Grand Prix des Amériques al Festival di Montreal. Era dal 1980 che il cinema italiano non si aggiudicava il prestigioso premio: 22 anni fa andò a Carlo Lizzani con Fontamara, film tratto dal romanzo di Ignazio Silone e interpretato da Ida Di Benedetto.
Abbiamo raggiunto la regista al telefono, nella sua casa romana, mentre era impegnata a scrivere il messaggio da inviare in Canada, alla cerimonia di questa sera. “Ho scritto che, come si capisce dal mio film, sono un’esperta di problemi familiari che mi impediranno di essere lì. Dedico la mia vittoria agli attori che hanno dato il massimo”, dice con voce serena. Poco prima aveva sentito Margherita Buy, protagonista della pellicola con Sandra Ceccarelli, Virna Lisi, Luigi Lo Cascio e Marco Baliani: “Anche lei era entusiasta”.
Comencini ha battuto una concorrenza agguerrita: oltre ai connazionali Alessandro D’Alatri (Casomai) ed Emidio Greco (Il Consiglio d’Egitto), in corsa c’erano anche Salomé di Carlos Saura e Rapsodia cilena di Raoul Ruiz.
A ritirare il riconoscimento sarà Giovanni Marco Piemontese di Italia Cinema, l’agenzia di promozione del cinema italiano all’estero.
Un commento a caldo sulla vittoria?
Sono felice e fiera. Per Il più bel giorno della mia vita quello di Montreal è il primo festival internazionale e il premio ci dà un’indicazione importante: all’estero c’è un pubblico che apprezza il cinema italiano. La mia vittoria può aprire degli spazi per far conoscere i nostri attori e il lavori di altri registi. Certo, occorre lavorare duro in questa direzione.
Ha qualche idea in proposito?
E’ necessario promuovere l’immagine del nostro cinema in Europa e fuori. La partecipazione ai festival internazionali è fondamentale. Si deve andare oltre i tradizionali Cannes, che del resto accoglie solo autori come Moretti e Bellocchio e non i nuovi registi, e Venezia. In questo senso, l’attività di Italia Cinema è valida ma le sue risorse economiche andrebbero incrementate.
Che accoglienza ha avuto il suo film nel mercato estero?
Fino ad ora è stato venduto in Belgio, c’è un accordo con la Spagna e sono in corso le trattative con la Francia. Mi auguro che la vittoria a Montreal, un festival limpido in cui premiano solo ciò che amano, apra le porte al mercato americano e francofono.
Suo marito Riccardo Tozzi è a Venezia. Come ha reagito alla notizia?
La considera anche una sua vittoria. Come produttore ha combattuto molto per realizzare il film.
Ha altri appuntamenti internazionali in programma?
Si. Il 19 settembre il mio film sarà proiettato a Parigi in una rassegna organizzata da Jean Gili, direttore del Festival del Cinema Italiano di Annecy, in collaborazione con Italia Cinema.
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