Arriva in sala l’8 ottobre distribuito da Cineteca di Bologna La strada dei Samouni (Samouni Road), il bel film di Stefano Savona e Simone Massi (quest’ultimo ha realizzato la cospicua parte in animazione). Un film importante, che dal debutto in concorso alla Quinzaine Des Réalisateurs, ha ottenuto una serie di riconoscimenti, dal prestigioso Premio Oeil d’or come Miglior Documentario dell’edizione di Cannes 2018 (il premio era stato assegnato l’anno precedente a Visages Villages di Agnès Varda), alla candidatura all’Efa per il documentario. Ma la categoria “documentario” sarebbe riduttiva di fronte a questo lavoro che intreccia tecniche narrative e artistiche diverse e complementari per rendere giustizia alla vicenda di una famiglia di agricoltori della Striscia di Gaza decimata dall’esercito israeliano in modo gratuito, tanto da suscitare reazioni di opposizione e resistenza in alcuni tra gli stessi militari.
E’ affidato tuttavia ai bambini il centro poetico ed etico del racconto. E’ la voce e la presenza della piccola Amal, tra i pochi sopravvissuti a questa strage assurda a dare testimonianza palpabile di ciò che è accaduto, irreparabile quanto osceno. Ora che le case dei contadini sono un cumulo di rovine, il grande albero su cui i ragazzi giocavano, un antico sicomoro, non c’è più come non c’è più la casa della famiglia e gli olivi sono distrutti con l’eccezione di due soli alberi. Si cerca di elaborare il lutto, si cerca di sopravvivere, qualcuno di sposa nonostante tutto, gli adulti respingono le strumentalizzazioni politiche di parte palestinese perché i vari raggruppamenti vorrebbero far propri quei “martiri”.
E’ stata l’operazione Piombo fuso nel 2009 (che Savona aveva raccontato nel suo film omonimo e proprio in quell’occasione aveva incontrato per la prima volta il clan dei Samouni) a radere al suolo la zona e distruggere la vita di questo unito e vasto gruppo familiare. Per il padre di Amal, che aveva lavorato in passato con alcuni coloni israeliani, era impensabile che tutto ciò potesse accadere, ma l’esercito israeliano nel cuore di quella violentissima operazione credette di trovarsi di fronte a un covo di “terroristi” equivocando le immagini del drone (le tavole di una palizzata sradicate per accendere un fuoco vengono credute armi). I ricordi infantili si intrecciano alla ricostruzione puntuale dell’operazione militare, mentre l’animazione di Massi restituisce un aspetto fiabesco e dunque forse ancor più tragico della vita precedente alla strage. Dalla visione del film non si esce indenni ma interrogati e sollecitati nella propria coscienza.
Stefano Savona, documentarista pluripremiato in Italia e nel mondo, palermitano trapiantato a Parigi, archeologo e antropologo, è noto per documentari legati a situazioni di emergenza come Primavera in Kurdistan (2006), candidato al David di Donatello, il già citato Piombo fuso (2009), Premio speciale della giuria Cineasti del presente a Locarno, e Tahrir Liberation Square (2011), vincitore del David di Donatello e del Nastro d’Argento. Con La strada dei Samouni è in corsa anche per l’Oscar. Simone Massi è uno dei più affermati animatori indipendenti italiani riconosciuto a livello internazionale, noto per disegnare a mano ogni singolo fotogramma dei suoi cortometraggi che hanno girato in più di 60 paesi del mondo dove hanno raccolto più di 200 riconoscimenti, già autore di cinque edizioni della sigla e del manifesto della Mostra di Venezia. Per le animazioni di questo film ha lavorato con una squadra di una ventina di artisti e artiste che hanno usato una tecnica particolare, a partire da un foglio completamente nero che veniva graffiato per far emergere le immagini.
La strada dei Samouni ha ottenuto il sostegno di Eurimages, Cnc, Mibac – Direzione Generale Cinema, Ciclic, Regione Marche – Marche Film Commission, Île de France, Cineteca di Bologna, Trentino Film Commission, Regione Lazio, Luca Rossi per Produttori Associati e Fondazione Piano Terra Onlus. E’ prodotto da Picofilms, Dugong Films con Rai Cinema, Alter Ego Production, in coproduzione con ARTE France Cinéma, ARTE France Unité Société et Culture.
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