CANNES – E’ un momento “reality” degno della miglior tv dell’emozione quello in cui Matteo Garrone, che ha appena ricevuto il Grand Prix, chiama al telefono Aniello Arena. Ovvero Luciano, il pescivendolo che perde la testa per un effimero “quarto d’ora” di celebrità televisiva in Reality, che ha portato al film il secondo premio del Festival. Aniello è a casa con un permesso e si sta godendo questo momento – nel pomeriggio ha saputo che c’era un riconoscimento importante – tra emozione e stupore. La giuria ha apprezzato molto il suo lavoro (e quello di Loredana Simioli), come ci ha spiegato Nanni Moretti poco prima. “Non sto nella pelle, sono contento per me, ma anche per il cinema italiano. Dedico il premio a tutti quelli che hanno creduto in me, a Matteo, alla Compagnia della Fortezza, a tutti! Per fare questo film ho avuto tanti permessi dal carcere”, dice Aniello. Gli chiedono se avrebbe mai immaginato di arrivare fin qui. “No, ma un po’ ci speravo, perché in questi 10 anni ho lavorato duro. Certo, il film è un’altra cosa e Matteo mi ha accompagnato come un bambino, per mano”.
Per Garrone questa serata di diluvio sulla Croisette e di festa, che condivide con la moglie Nunzia, insieme ai produttori Domenico Procacci e Paolo Del Brocco, non è una replica di Gomorra, stesso premio quattro anni fa. “Quel film, con tutto il suo successo fu destabilizzante, e poi un premio quella volta me l’aspettavo, stavolta no. Quando l’ho saputo, stamattina alle 11, diciamo che mi è arrivata la chiamata e mi sono sentito quasi come in Reality, solo che per me non era uno scherzo come invece per Luciano nel film. Ero davvero sorpreso, c’erano tante opere importanti, anche se non ne ho vista nessuna… Vorrei vedere Haneke”. L’avevamo avvistato sulla Croisette già da ieri, però. “Sì, ero tornato per parlare con delle persone, niente a che fare con la premiazione. Sono venuto in macchina, come l’altra volta per Gomorra, per scaramanzia”.
Parla con semplicità, col suo modo diretto e naturale di raccontare le cose, una timidezza che sul palco si è fatta sentire perché il ringraziamento, in francese e con qualche parola in italiano, è stato brevissimo, anche se molto sentito. Con Moretti c’è un legame consolidato. “Lo conosco da tanto, ho iniziato con lui. Ma ero sicuro che la nostra conoscenza e anche il fatto che sono italiano per lui non contasse nulla. Quindi è un enorme piacere che abbia amato film. Che la giuria ci abbia trovato qualcosa”. Ci sono stati fischi in sala, dissensi durante la premiazione e qualche critica negativa sui giornali. “Non so, non ho letto nulla. Reality l’ho finito da poco e non so bene cosa ho fatto, devo ancora capire. Però ho voglia di iniziare subito un altro progetto”. Cosa vuol dire il premio? “Un aiuto per il film a trovare più spettatori”. E’ un errore uscire a settembre? “Non sono un tecnico, ma credo che adesso siamo troppo vicini all’estate”. Dopo due Grand Prix, la prossima volta sarà Palma d’oro? “Chissà. Ma anche no”.
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