Reazioni e ragioni diverse emergono dalla stampa di oggi in merito ai premi della 75ma edizione degli Oscar, ma su un punto i critici concordano: la sconfitta di un film come Gangs of New York, candidato a ben 10 statuette.
L’analisi di Tullio Kezich sul Corriere della Sera: “Per l’Italia è stato un record negativo nella storia degli Academy Awards: appena 5 secondi dedicati al nostro Paese su due ore di spettacolo, il tempo di far scorrere sulla rubrica “In memoriam” l’immagine di Alberto Sordi…Ci sarebbe piaciuto che altri 5 secondi fossero stati dedicati a Leopoldo Trieste, che proprio in un film premiato nel ’74 con 6 Oscar, Il padrino-Parte II, imbastì un irresistibile duetto con Robert De Niro”. Il critico friulano esterna “ovviamente delusione per il mancato premio al geniale Dante Ferretti, scenografo di Gangs of New York“.
Più duro l’attacco sferrato da Lietta Tornabuoni sulle pagine de La Stampa: “L’autentico sconfitto è Martin Scorsese con il suo Gangs. Non aver premiato in nessun modo un film di tale importanza, impegno e significato diventa un rifiuto, esprime una volontà precisa di mortificazione, di ostilità, un tentativo di smentire una realtà storica in questo momento politicamente inaccettabile per gli Stati Uniti”.
“Ovviamente dispiace – anche a Valerio Caprara del Mattino – che uno dei più straordinari registi contemporanei come Martin Scorsese risulti il re degli sconfitti. Però – aggiunge il critico napoletano – Gangs of New York è un’opera tanto ipertrofica quanto malriuscita che la martellante campagna promozionale ha finito col danneggiare irrimediabilmente”.
Gian Luigi Rondi esprime sul Tempo “un solo rammarico. Ancora una volta nessun Oscar italiano, mentre i nostri Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo avrebbero dovuto vincere grazie alle loro scenografie per Gangs che rappresentavano di certo uno dei pochi valori reali di quel film”.
Infine Fabio Ferzetti del Messaggero, il quale, citando François Truffaut, descrive Gangs of New York come “un grande film malato e un grande perdente del 2003. L’incandescente e squilibrato kolossal di Martin Scorsese si è rivelato il film sbagliato al momento sbagliato. Non si vincono premi dando lezioni di storia, per appassionanti che siano, tanto più se si riaprono pagine sanguinose e dimenticate nella storia degli Usa. Figuriamoci poi che voglia potevano avere i membri dell’Academy di votare un film duro e inquietante come Gangs mentre l’America è sotto il tiro dell’opinione pubblica mondiale”.
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