Costato appena 180mila euro, La Santa di Cosimo Alemà, al Festival di Roma fuori concorso, fa parte del ciclo di nove film realizzati da Rai Cinema per il web e sarà trasmesso a fine novembre su RaiCinemaChannel. È un film di genere che si muove tra gangster story e western, per raccontare il disperato tentativo di quattro balordi di rubare la preziosa statua di Santa Vittoria, patrona di Nebula, un paesino del Leccese, sperduto nella campagna riarsa tra uliveti e cave di pietra. Vagamente ricorda La lingua del santo di Carlo Mazzacurati, senza averne i guizzi grotteschi e di commedia. Piuttosto punta sul dramma, pur partendo con un tono leggero. Il furto della Santa, infatti, sembra un gioco da ragazzi, nessun allarme, nessuna guardia, un intero paese in preda ai postumi di una colossale sbornia dopo i festeggiamenti. Ma Dante, Gianni, Agostino e Diego, tutti incensurati tranne uno, dovranno ricredersi perché si troveranno alle calcagna un’intera comunità superstiziosa e violenta, pronta a farsi giustizia a colpi di fucile e dove solo i personaggi femminili escono in qualche modo dal coro.
Per il 43enne regista, già autore di At the end of the day, “La Santa sfugge a ogni definizione di genere, perché è un melting-pot di ingredienti diversi. C’è l’immaginario western con tanto di ghost town, alcune sequenze d’azione pura, un linguaggio cinematografico da film indipendente, un certo realismo nelle ambientazioni, una svolta un po’ psichedelica nella seconda parte. Forse è semplicemente un film noir disilluso e senza speranza”. Intrigante l’ambientazione salentina, inusuale nella stagione invernale, “questa scelta regala alle immagini un sapore polveroso tipicamente meridionale e visivamente prevale la presenza massiccia della materia rocciosa dei muri scrostati e levigati dal tempo che rendono il luogo dove è ambientata la storia tanto affascinante quanto ostile. Rabbia, tenerezza, fragilità, morte: sono le prime quattro parole che mi vengono in mente per descrivere le vicende che i quattro protagonisti sono costretti a vivere quando devono scontrarsi con una comunità religiosa che reagisce al loro gesto in maniera totalmente imprevedibile”.
Nello script di Riccardo Brun che il regista ha diretto senza sentirsi “autore” e in tempi piuttosto stretti, il Sud diventa metafora d’altro. “Come nel mio film precedente – spiega ancora Alemà – parlo del rapporto tra l’uomo e un contesto estraneo, la natura o una piccola comunità ottusa e molto religiosa. L’aspetto anticlericale è enfatizzato dalla locandina con l’immagine della santa che imbraccia una doppietta”. La colonna sonora, con brani di Ninos du Brasil, Gianna Nannini, Der Noir e Andrea Farri, è uno dei punti di forza della pellicola: non a caso Alemà con la sua casa di produzione The Mob è specializzato in videoclip. Nel cast un gruppo di attori non conosciuti ma appropriati che in qualche caso hanno partecipato al progetto anche come produttori: Massimiliano Gallo, Francesco Siciliano, Gianluca Di Gennaro, Michael Schermi, Marianna Di Martino, Lidia Vitale, Renato Marchetti.
"Il preconsuntivo del 2013 - ha dichiarato il presidente Paolo Ferrari - si è chiuso in pareggio, dimostrando una gestione estremamente attenta ai costi e riuscendo contemporaneamente a condurre un’edizione di buon livello"
Gli interventi di Martha Capello, Lidia Ravera, Flavia Barca e Eugenio Patanè
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