Esce in Italia il 29 novembre Bohemian Rhapsody, film che segue i primi quindici anni di storia della celebre band Queen, con Rami Malek (Mr. Robot) nei panni di Freddie Mercury e Gwilym Lee in quelli del chitarrista Brain May. La pellicola ha una storia travagliata. Il regista Bryan Singer, allontanato dalle riprese in fase finale per motivazioni misteriose, è stato sostituito da Dexter Fletcher (non accreditato).
I due attori sono a Roma a presentare il film, ed è chiaramente con grande emozione che Malek parla del suo lavoro per entrare nei panni della leggenda del rock: “Provate a chiudere un attimo gli occhi e a immaginare come potreste sentirvi voi al mio posto – dice Malek – è molto difficile, è un autentico fardello, lui era un mito agli occhi di tutti, un’icona, quasi un dio, quindi potete immaginare la mia disperazione ma ho capito subito che l’unico modo per onorare il suo retaggio era fare tutto quello che potevo per essere lui, e questo ha significato un anno e mezzo di lezioni di canto e piano, coaching e coreografia, ma anche imparare a parlare con il suo accento. Il film inoltre ancora non aveva finanziamenti e dunque ho messo io stesso mano al portafogli, per andare a Londra e imparare sul personaggio tutto quello che potevo”.
“Lo stesso vale per me – ha detto Lee – Brian May mi ha dato un grande appoggio, dovevo imparare a suonare la chitarra, magari non in maniera perfetta ma come se fosse stata la cosa che faccio da sempre per vivere, quindi in maniera naturale, cerco di entrare nel personaggio provandone sentimenti ed emozioni, partendo dall’esterno e dai dettagli. Mi sono trovato un giorno di fronte a May truccato come lui da giovane e ci siamo guardati in silenzio, puoi lui ha cominciato a dire cose come ‘ma i capelli non li portavo così’ e allora abbiamo iniziato a lavorarci, però non mi sono mai sentito giudicato”.
“Tutti conoscono gli aspetti ‘macho’ e audaci di Freddie Mercury ma pochi il suo lato intimo e personale – continua Malek – io stesso non conoscevo la sua storia, il suo vero nome, la sua infanzia a Zanzibar, i suoi trascorsi in India, ho cercato tutti i punti in comune con cui potevo identificarmi. Un essere umano alla ricerca della sua identità personale e sessuale, ho cercato quello che poteva renderlo umano, riportarlo sulla terra”. “Brian May ci ha tenuto a specificare – prosegue Lee – ‘ricordati che sono una rock star’. Intendeva dire che ci vuole un po’ di ego, di passione, bisogna mettere lo spirito e l’anima in quello che si fa, non dovevamo realizzare qualcosa di perfettamente uguale ma raccontare una storia umana, e Roger Taylor e Brian May ci sono stati molto vicini soprattutto per quello che riguarda la parte musicale. Sulla recitazione invece non mettevano mai bocca”.
“Il provino per il film – dichiara ancora Malek – l’ho fatto ad Abbey Road, dopo un bel po’ di allenamento nel canto e nei movimenti. A un certo punto lo sceneggiatore ha cominciato a farmi delle domande come se fossero rivolte a Freddie e io ho risposto come se fossi lui, così è iniziata. La prima scena che abbiamo girato è stata quella del Live Aid, intensissima, si è formata anche la nostra band in quei giorni, ci mettevamo tutta l’energia possibile e arrivavamo alla sera stremati. Provavamo un pezzo al giorno: Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing, Hammer to Fall… poi ho chiesto al regista e al direttore della fotografia di poter provare tutto il concerto, dall’inizio alla fine, c’erano anche dei fan dei Queen a dare supporto, così l’energia ha iniziato a girare”. L’ultima domanda è sulla sostituzione di Synger, ma Lee risponde in maniera abbastanza secca: “sono cose che possono accadere ed è successo quasi a lavorazione ultimata, quindi non ha avuto su di noi un grosso impatto. Siamo attori e siamo abituati a lavorare con più registi, quindi ci siamo adattati”.
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