CANNES – “La verità è più forte della violenza. È questo il pensiero che mi ha guidato nella costruzione del mio personaggio”. Parola di Adele Haenel, giovane attrice emergente del cinema francese che in questo Cannes 69 è la protagonista di La fille inconnue, nuovo film dei fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne, passato oggi in concorso. Accolto tiepidamente da una stampa che si aspetta sempre grandi cose dai fratelli belgi (già vincitori di due Palme d’oro), il film racconta l’indagine di un giovane medico (Haenel nei panni della dottoressa Jenny) per scoprire la verità sulla morte di una ragazza che, poco prima di essere trovata cadavere, aveva bussato alla porta del suo studio senza trovare risposta.
La dottoressa si era rifiutata di aprire fuori dall’orario di lavoro, ma una volta conosciute le conseguenze del suo gesto, è diventata preda di un’ossessione che l’ha portata a bussare a molte altre porte, trovando però diffidenza o indifferenza.”Ci interessava esplorare prima di tutto il nostro personaggio – ha spiegato Luc Dardenne – una donna responsabile circondata da persone che non vogliono prendersi responsabilità. È lei a scatenare gli eventi e a far sì che anche tutti gli altri, alla fine, dicano la verità. Potete prendere o meno il suo comportamento ad esempio, ma per noi era importante descrivere una ragazza che agisce e fa in modo che le persone cambino: ci sembra un segnale di grande speranza”.
“Amo il coraggio dei fratelli Dardenne, hanno fiducia nello spettatore – ha risposto l’attrice – Per me sono il cielo del cinema europeo”. I fratelli registi l’hanno conosciuta a una festa che celebrava dei premi attribuiti sia a loro che a lei: “Avevamo questo progetto in testa da anni con una protagonista più grande, ma quando l’abbiamo incontrata abbiamo capito che doveva essere lei e abbiamo ringiovanito il personaggio”, ha commentato Luc. Per i due cineasti, la dottoressa Jenny funziona come una sveglia per gli altri cittadini del paesino belga in cui è ambientata la vicenda – Seraing, un luogo della loro infanzia – “le donne sono spesso protagoniste dei nostri film perché sono il futuro dell’umanità, sono quelle che agiscono, che fanno avanzare le cose, che si prendono le responsabilità”.
Qualcuno, tra i giornalisti, ha poi accostato l’atmosfera di tensione che si respira in Belgio dopo gli attentati con il clima di minaccia e diffidenza descritto in La fille inconnue, “ma non c’è nessun legame tra le due cose – ha risposto Jean-Pierre – questa sceneggiatura esiste da anni”. “E noi filmiamo la vita – ha aggiunto Luc – Le nostre immagini non hanno nessuna relazione con gli atti di morte e le immagini morbose che vediamo nelle cronache, sono un inno alla vita“.
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Alla fine Valeria Golino lo dice chiaramente. "C'è stata unanimità? Quasi". E aggiunge: "Ci sono state lunghe discussioni, ma nessuna decisione è stata presa coi musi", e definisce l'esperienza appena conclusa "faticosa e memorabile". A caldo è abbastanza evidente che la giuria di George Miller ha dovuto fare un bel po' di compromessi. Due particolari rivelatori. Il doppio premio a The Salesman, il bel film di Asghar Farhadi che forse avrebbe meritato la Palma d'oro, e il premio per la regia ex aequo. I premi
E’ Ken Loach con I, Daniel Blake il re del palmarès di Cannes 2016. Seconda Palma a dieci anni di distanza per il regista britannico, che aveva già conquistato il premio con Il vento che accarezza l'erba. “Cercate di restare forti, per favore. Ci sono persone che faticano a trovare il cibo nel quinto paese più ricco del mondo – ha detto il regista alla premiazione – il cinema serva anche a dare speranza. Un altro mondo è possibile e necessario”. Fanno colore le copiose lacrime di Xavier Dolan e l'esuberanza di Houda Benyamina, vincitrice della Camera d'or. I premi