Fabrice Luchini in un ruolo inedito, animato da grande tenerezza, quello di un padre che deve venire a patti con la morte del figlio in un incidente aereo. Il giovane uomo, insieme al suo compagno, stava per avere un bimbo con la GPA, la gestazione per altri. Da qui parte un percorso che porterà il protagonista a costruire un legame con la bimba, al di là del DNA e delle convenzioni.
La petite di Guillaume Nicloux è un film garbato e riflessivo, con al centro una bella figura di settantenne. L’uomo, Joseph, come l’evangelico Giuseppe, e anche lui falegname, vive solo, a Bordeaux, dopo la morte della moglie. Ebanista e collezionista di mobili antichi, è appartato e ha qualche lacuna nei rapporti con i figli: con quello che è morto aveva difficoltà di comunicazione, mentre la femmina Aude (Maud Wyler) si considera da lui poco amata. Ebbene, Joseph, invece di reagire al lutto tremendo con rabbia e disperazione, come ad esempio i “consuoceri” che vogliono far causa alla compagnia aerea, decide di rimettere in moto la sua vita in modo avventuroso, partendo per il Belgio alla ricerca della madre surrogata con pochissimi indizi: lei vive a Gand, si chiama Rita, gestisce un noleggio di biciclette.
Adattamento del romanzo Le berceau di Fanny Chesnel, il film ha una grazia tutta particolare nel descrivere i sentimenti di quest’uomo maturo che si confronta con un lutto tremendo e lo elabora in modo inatteso e creativo. Ecco un bel manifesto umanista per la costruzione di una famiglia alternativa che evita gli argomenti più scivolosi legati alla GPA e non si addentra nelle questioni etiche ma disegna invece il senso di una paternità che diventa quasi maternità.
“I produttori sapevano – spiega Nicloux, autore di opere come La religiosa e La tour – che il soggetto integrava la problematica ricorrente di alcuni miei film, la scomparsa di una persona cara e il processo che conduce alla resilienza. La storia che mi proponevano era all’opposto delle strutture narrative abbastanza complesse che di solito prediligo, dove mi piace lasciare lo spettatore di fronte ai suoi dubbi. Questo racconto lineare e comprensibile da tutti mi ha dato l’opportunità di approcciare il melodramma senza altro pensiero che l’empatia e l’emozione, senza elementi fantastici o questioni metafisiche”.
Per l’attore francese, César e Coppa Volpi con La corte di Christian Vincent, nel 2015, sovente interprete di personaggi sagaci e urticanti, la sfida stavolta era quella di mettere in scena con discrezione e senza clamori il sentimento paterno nella sua semplice complessità. “Non avevo mai interpretato un personaggio che fosse a tal punto sprofondato nel nulla – afferma Luchini – Joseph è un uomo svuotato di tutto, che parte da un universo molto oscuro e che, paradossalmente, e in modo quasi profetico, sente a poco a poco che sta andando verso la vita, mettendo tutta la sua energia nel ritrovare la donna che porta il bambino di suo figlio e del compagno di quest’ultimo. È l’unico a credere in qualcosa. E’ forte, ed è stato abbastanza audace da parte di Nicloux e dei produttori, François Kraus e Denis Pineau-Valencienne, avermi coinvolto in questa storia”.
Al centro del film c’è anche il contrasto fra Joseph e la madre surrogata Rita (Mara Taquin), già madre di una bimba di nove anni. E’ la classica ragazza di periferia, a corto di soldi, con una madre depressa, che vive in un anonimo casermone. Diffidente e arrabbiata perché la maternità surrogata in Belgio è possibile (non è normata, come invece ad esempio in Francia) ma non può comportare un compenso economico, Rita pensa che non avrà mai la grossa somma che la coppia gay aveva promesso di darle e che le sarebbe indispensabile. Tuttavia, nonostante la sua aggressività, Joseph riesce a entrare in contatto con lei e costruire un legame che si rivelerà fertile. Snodo importante, l’acquisto di una culla antica (si dice che avesse ospitato i figli di Gustav Klimt) per una somma cospicua, forse eccessiva, che peraltro Joseph non ha. Ma la compra in un’asta perché “è giusto crescere i bimbi attorniati dalla bellezza”.
La petite uscirà nelle sale italiane il 18 gennaio con Movies Inspired e Circuito Cinema.
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