CANNES – Parte come romcom fresca e briosa The Worst Person in the World (Verdens verste menneske) per condurre poi lo spettatore in un dramma esistenziale malinconico, rispecchiando così le altalene emotive della vita. Joachim Trier, lo stesso del thriller Thelma, sorprende con il suo film in Competizione al Festival di Cannes.
In forma romanzesca, attraverso dodici capitoli, più un prologo e un epilogo, il regista norvegese racconta la vita di Julie, interpretata dalla talentuosa Renate Reinsve, una ragazza prossima ai 30 anni che si divincola tra varie relazioni amorose, e fatica a trovare se stessa, anche professionalmente. Quando incontra un fumettista abbastanza noto, Aksel (Anders Danielsen Lie), sembra trovare il suo equilibrio. Ma in realtà la vita di questa giovane donna è ancora in piena evoluzione. Trier, attraverso la collaborazione nella sceneggiatura del suo fidato Eskil Vogt (presente a Cannes anche da regista con il thriller The Innocents, nella sezione competitiva Un Certain Regard) mette a fuoco un originale coming of age che ha il sapore delle commedie romantiche americane anni ’80-90 con Molly Ringwald, ma risultando molto più profondo. “Volevo tornare alle storie umane con cui ho iniziato, in questo caso parlando di amore, e abbracciando la musicalità dei film precedenti”, spiega Trier. Per il regista la scelta della sua protagonista è stata fondamentale. Ed è ricaduta sulla bravissima Reinsve, al suo primo ruolo principale.
“Questo è un classico romanzo di formazione, ma per adulti, con protagonista una 30enne, che fa scelte di vita mentre lotta con le relazioni amorose, ma anche per trovare se stessa”, dice sempre il regista. Il titolo di questa storia esistenziale sulla crescita personale (“La persona peggiore del mondo”) si riferisce al fatto che “capita di sentirsi così in una relazione. Riguarda, però, anche l’accettazione di noi stessi”. La suddivisione in capitoli (Gli altri, Infedeltà, Cattivo tempismo, solo per citarne alcuni) ha permesso poi all’autore di raccontare in maniera più semplice e chiara, alcuni passaggi e momenti della vita della protagonista, alternando sorrisi a lacrime. “Mi piace l’idea che una vita sia composta da molti racconti. La forma letteraria ha permesso di avere tutti questi momenti e frammenti di un periodo della vita di Julie, che sta aspettando il suo grande destino”. Sul fatto di aver sfiorato nella pellicola il tema del #MeToo, esploso proprio nel mondo del cinema, Trier afferma: “Sarebbe innaturale fare oggi un film su una donna senza toccare l’argomento”. La protagonista lo fa scrivendo il racconto Sesso orale ai tempi del MeToo. “Tutti dovremmo avere un’opinione forte al riguardo”, conclude il regista.
Consacrati al festival i talenti cresciuti nell’incubatore torinese e premiati 3 film sviluppati dal TFL, laboratorio internazionale del Museo Nazionale del Cinema che dal 2008 ha raccolto 11 milioni di euro di fondi internazionali
E' diventata subito virale la reazione di Nanni Moretti alla mancata vittoria a Cannes per il suo Tre piani. Il regista ha postato su Instagram una sua foto in cui appare 'invecchiato di colpo' con una didascalia scherzosa: "Invecchiare di colpo. Succede. Soprattutto se un tuo film partecipa a un festival. E non vince. E invece vince un altro film, in cui la protagonista rimane incinta di una Cadillac. Invecchi di colpo. Sicuro".
Premiato a Cannes con il Docs-in-Progress Award tra 32 opere internazionali, Cent'anni di Maja Doroteja Prelog, coproduzione che coinvolge anche il cagliaritano Massimo Casula con la sua società di produzione Zena Film
Il giapponese Drive my car di Ryûsuke Hamaguchi ha ottenuto sia il Premio della critica internazionale che quello della giuria ecumenica