La grande bellezza di lavorare con Sorrentino


CANNES. “Ho cominciato a girare questo cortometraggio due giorni appena dopo che ero tornato dagli Usa dove per tre mesi ero stato sul set di This Must Be the Place di Sorrentino, oltre ai due dedicati ai preparativi. Che cosa mi ha insegnato Paolo? La capacità di inventare costantemente durante le riprese e l’esercizio di allontanarsi dall’ovvietà”. Così Piero Messina che presto tornerà a lavorare con Sorrentino, il 6 agosto cominceranno le riprese a Roma del nuovo film La grande bellezza. Nel frattempo Messina ha il suo battesimo cannense nella selezione della Cinéfondation – riservata ai lavori delle scuole di cinema del mondo – con il cortometraggio Terra, prodotto da CSC Production in collaborazione con Rai Cinema e sceneggiato dal regista insieme a Giacomo Bendotti.

 

31 anni, è siciliano di Caltagirone in provincia di Catania, con un fratello più grande e una sorella minore, papà assicuratore e mamma ex maestra in pensione. “Un film che ha raccontato bene la mia terra? Sicilia! di Huillet&Straub, l’ho visto una decina di anni fa ed è un film che mi ha restituito una Sicilia autentica, non stereotipata o un po’ da cartolina, ma un’atmosfera molto vicina ai ricordi della mia infanzia”.
Da 13 anni Messina vive nella Capitale dove si è laureato al Dams di Roma Tre e si è successivamente diplomato in regia al Centro sperimentale. “Un’esperienza importante perché nel triennio ho potuto provare il lavoro di ripresa e di regia senza la preoccupazione di ottenere subito un risultato. E devo ringraziare i maestri che ho avuto: Montaldo, Bellocchio, Molaioli e Perpignani”.
Tra i lavori fatti prima di Terra, saggio di diploma finale del CSC, due titoli siciliani: Stidda ca curri nel 2002 (Stella che corre) premiato al Festival di Taormina proprio da Sorrentino; Pirrera (Miniera) documentario sui minatori di zolfo in Sicilia che ha vinto il Premio Libero Bizzarri.

Protagonista del cortometraggio Terra è un uomo senza nome, interpretato da Giorgio Colangeli, che viaggia di notte sul traghetto che lo riporta a distanza di trent’anni a casa, in Sicilia. E’ un uomo ferito nel profondo, che porta con sé un mistero doloroso e che prepara forse un gesto estremo. Finale sospeso, mentre lo vediamo indossare il vestito migliore e scendere a terra, portandosi una pistola. “E’ la storia di un uomo e del suo dolore indicibile, impossibile appunto a dirsi con le parole. Io e lo sceneggiatore ci siamo dati il divieto di svelare la causa, dando invece indizi e suggestioni allo spettatore perché trovi lui una delle spiegazioni possibili. Ma anche volevamo creare una condivisione emotiva, puntando a una sorta di empatia con quest’uomo così sofferente”.

E anche quel cambio di vestiti nell’ultima sequenza rinvia a più letture. Per il regista è come se avvenisse una metamorfosi, dalla crisalide alla farfalla; per il protagonista Colangeli è quasi un momento liturgico che prepara un ultimo atto.
Certo la nave che attraversa lo Stretto ha nella realtà un nome più che evocativo, ‘Caronte Tourist’, e che era anche il titolo di partenza del corto, poi abbandonato perché troppo evidente.
E la scelta di Colangeli? Messina aveva già lavorato con lui e con Roberto Herlitzka nel cortometraggio La porta. “Subito ho pensato Giorgio mentre scrivevamo la sceneggiatura. Ha partecipato con entusiasmo al progetto ed è stato il suo un contributo ricco di idee”.
Una prima stesura di Terra, prevedeva un mediometraggio di 50 minuti con il respiro di un road movie. Per rispettare la tipologia del saggio finale l’autore ha dovuto procedere a tagli del girato. “Mi è dispiaciuto aver rinunciato a una sequenza di 10 minuti che vedeva Colangeli impegnato in un bellissimo dialogo con la bambina incontrata sul traghetto che gli chiede di rispondere ai tanti perché, tipici della sua età”.

E in futuro? Messina ha già un nuovo progetto nel cassetto, il suo esordio nel lungometraggio, che riprenderà una volta terminato l’impegno con Sorrentino. “Un film drammatico ambientato nella Sicilia di oggi, tra montagna e nebbia, con protagoniste due donne che vivono in una villa come quella del romanzo ‘Il gattopardo'”. E nonostante l’avvertimento di Sorrentino – “E’ un periodo terribile per voi giovani esordienti” – il regista siciliano sembra convinto che ce la farà a trovare i finanziamenti e le risorse necessari. “Se vado avanti per la mia strada è grazie a una fortunata ottusità”.

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