LA F.E.R.T. 1945-1956


Laurea in lettere moderne, storia e critica del cinema. Università degli Studi di Torino. Titolo della tesi: La F.E.R.T. 1945-1956 I teatri di posa
Relatore: Prof. Dario Tomasi.
Votazione 110/110 con lode e dignità di stampa.

Il recupero della memoria storica di un pezzo del cinema italiano. Questo è il motore di una ricerca che ripercorre le vicende degli stabilimenti cinematografici della F.E.R.T. di Torino dal 1945, ovvero il momento in cui il cinema italiano riprende il suo cammino dopo gli eventi bellici tentando di ritrovare un ruolo e un’identità, al 1956, l’anno della grande crisi che segna il definitivo declino dell’attività cinematografica torinese.
Dopo i fasti del muto e le produzioni della cinematografia di Salò, all’inizio degli anni ’50 gli stabilimenti cinematografici F.E.R.T. di Torino offrono un complesso di produzione a ciclo completo con tre teatri di posa; dotazioni tecniche di qualità e maestranze esperte, la cui tradizione professionale è riconosciuta a livello internazionale.
In questo contesto trovano fertile terreno di sperimentazione produttori come Luigi Rovere e Giorgio Venturini, che mettono in atto dei veri e propri sistemi di produzione cinematografica industriale, assimilabili allo studio-system hollywoodiano, attirando investimenti internazionali attraverso le coproduzioni con Francia e Stati Uniti. Parallelamente ai tentativi di serializzazione produttiva gli studios ospitano produzioni d’autore con Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni, al suo esordio nel lungometraggio di finzione, e La pattuglia sperduta di Piero Nelli, primo lungometraggio prodotto dalla Vides di Franco Cristaldi.
La vittoria dello stile sul soggetto, del talento professionale sulla necessità economica e la via artigianale all’industria cinematografica sperimentata negli stabilimenti torinesi, fanno della F.E.R.T. uno dei case studies più stimolanti nel panorama dell’industria cinematografica italiana del dopoguerra. Una storia locale ricostruita attraverso fonti eterogenee e per la maggior parte inedite, dai verbali delle assemblee del consiglio di amministrazione, alle riviste di cinema, a documenti conservati in archivi pubblici e privati, alle testimonianze dei professionisti che lavorarono negli studi.

autore
25 Febbraio 2002

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