“Le associazioni del cinema non parteciperanno ad alcun convegno veneziano e considereranno sgradita la presenza di membri del governo al Lido. Usciremo dalle sale se vedremo entrare esponenti dell’esecutivo”. Inizia nel segno della lotta per la sopravvivenza del cinema italiano – con le parole del produttore Angelo Barbagallo – la conferenza stampa di presentazione della 10a edizione delle Giornate degli Autori, la sezione collaterale della Mostra di Venezia.
Come è noto, a causa del taglio della copertura finanziaria del Tax credit la tenuta del sistema è a forte rischio: “Si condanna il cinema italiano alla chiusura, si provocano gravi danni a Cinecittà, si tengono lontani gli investitori stranieri, si chiudono le sale, si delocalizzano le produzioni”, sintetizza Barbagallo.
Ma nell’anno in cui tagliano il traguardo del decimo compleanno, gli artefici dei Venice Days (ovvero Anac e 100Autori), alla battaglia (quotidiana) in difesa del cinema italiano affiancano un programma di qualità. Messo insieme “come se” la situazione fosse normale e non ci fossero stati i tagli, dice il delegato generale Giorgio Gosetti, fatta eccezione per “la dolorosa rinuncia alle Venice Nights, e quindi all’attenzione per i documentari italiani”.
E così ecco arrivare al Lido, dal 28 agosto al 7 settembre, 15 film da 16 paesi diversi, “racchiusi” tra la commedia in pre-apertura L’arbitro di Paolo Zucca – con Stefano Accorsi – e un’opera di chiusura altrettanto ironica, la spagnola Tres bodas de mas di Javier Ruiz Caldera.
A rappresentare l’Italia nella selezione ufficiale sarà La mia classe di Daniele Gaglianone, un film ambientato nel quartiere multietnico del Pigneto a Roma, che racconta la storia collettiva di una classe di emigranti e stranieri che imparano l’italiano. Una classe il cui insegnante è Valerio Mastandrea e in cui, ben presto, le vicende personali degli studenti si intrecciano con la finzione del film.
Ma l’intero programma di queste Giornate è una classe variopinta e rappresentativa di tutti i colori del cinema, come spiega il vicedirettore Sylvain Auzou, mostrando anche le bandiere dei tanti paesi che partecipano. “Ci saranno tre film su ragazzi, ovvero il francese La belle vie di Jean Denizot, il turco Nobody’s Home di Deniz Akcay Katiksiz e l’indiano-canadese Siddharth di Richie Mehta, e due film sugli adulti, il bulgaro Alienation di Milko Lazarov e l’argentino La reconstruccion di Juan Taratuto.
Poi opere di genere come Traitors, thriller sociale marocchino diretto da Sean Gullette e Bethelehem, thriller politico dell’israeliano Yuval Adler, e di ‘gender’”. Tra queste ultime spicca Gerontophilia del regista culto (e spesso scandalo) Bruce Labruce, una moderna commedia romantica che si ispira a Harold e Maude e Qualcuno volò sul nido del cuculo, e Julia di J. Jackie Baier tra gli eventi speciali.
Mentre a creare grande attesa è l’annunciata presenza alla Villa degli Autori di Daniel Radcliffe, l’ex Harry Potter ormai diventato cinematograficamente adulto che è protagonista di Kill your darlings-Giovani ribelli di John Krokidas, una sorta di biopic collettivo sulle vicende di Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William S. Burroughs, le icone del cambiamento della letteratura a stelle e strisce.
A completare la selezione ci sono poi May in the summer di Cherien Dabis, che porterà al Lido Hiam Abbass, e l’hongkonghese Rigor Mortis di Juno Mak, l’evento speciale targato italia Venezia Salva, di Serena Nono, tratto dalla tragedia Simone Weil sul tentato sacco di Venezia nel 1618 e Lenny Cooke dei fratelli Safdie, primo atto concreto del nuovo accordo che i Venice Days hanno stretto con il festival Tribeca. Il film è stato infatti scelto dallo staff delle Giornate, mentre a New York sbarcherà poi un film veneziano selezionato dagli organizzatori del festival americano.
Infine, tra le conferme con gli ormai tradizionali appuntamenti del Lux Prize assegnato dal Parlamento Europeo – tra i finalisti c’è Miele di Valeria Golino -, l’iniziativa 28 volte cinema e quella, al femminile, dedicata ai corti di Miu Miu, c’è spazio per un ricordo commosso, tra gli applausi, di due amici delle Giornate che non ci sono più: Francesca Palombelli ed Emidio Greco.
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