La carezza della memoria, questo il titolo delicato e evocativo del libro di cui è autore Carlo Verdone, che debutta in libreria, edito Bompiani. “La scrittura è libertà totale. Un film è importante, c’è una parte della tua anima, però è sempre frutto di un compromesso tra te, il produttore, il distributore e l’esercente”, dichiara il regista all’ANSA.
Un libro scritto nel periodo più buio della la pandemia, quello del blocco della scorsa primavera, “scoperchiando” un grosso scatolone che custodiva da anni fotografie in bianco e nero, polaroid, lettere, rubriche telefoniche, ricordi da cui Carlo Verdone ha deciso di farsi accarezzare. “Ho sentito di poter scrivere tutto quello che volevo di leggero, dolente, intimo, drammatico, comico. E questo mi ha portato a guadare il mondo con assoluta libertà. Però la scrittura non è una cosa che si impara in quattro e quattr’otto. La scrittura è un esercizio continuo ed estenuante di lettura e di scrittura” spiega ancora l’autore parlando del libro, che segue il successo del precedente La casa sopra i portici.
La carezza della memoria è anche un libro in cui Carlo Verdone “reicontra” Mario, suo papà, così come Maria, prostituita di un amore platonico degno di un film: “Finirà così, lo farò come regista. Il problema sarà cercare chi fa Carlo Verdone a 23 anni e chi fa lei”, commenta.
La copia zero di questo scritto al debutto è stata portata da Carlo Verdone a Papa Francesco: “Il Vaticano mi ha chiesto di fermarmi qui perché ci sarà un comunicato più avanti dove si capirà bene perché l’ho incontrato e in che occasione” spiega l’attore. “Ho scritto una bellissima dedica. Penso di avergli suscitato l’impressione di essere una persona riflessiva, profonda. Mi ha detto che era stato contento di parlare con me e che il libro lo avrebbe sicuramente letto. A me basterebbe che leggesse anche solo la dedica. Ci ho impiegato un’ora per farla, non era semplice”.
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