E’ morto, all’età di 99 anni, lo scrittore Raffaele La Capria.
Vincitore, tra l’altro del premio Strega nel 1962 con il suo capolavoro ‘Ferito a Morte’, era nato a Napoli nel 1922 e dal 1950 viveva a Roma.
Per il centenario era già pronto l’omaggio del Teatro Nazionale di Napoli, che aprirà la stagione il 19 ottobre proprio con ‘Ferito a morte’, regia di Roberto Andò su adattamento di Emanuele Trevi.
”Mi fece una telefonata molto festosa quando gli annuncia la notizia. Ferito a Morte è in buone mani, disse, fu molto carino – ricorda Andò, direttore del Nazionale di Napoli con i suoi due palcoscenici Mercadante e San Ferdinando, regista, scrittore – E’ stata una personalità particolare della letteratura italiana, ‘Ferito a Morte’ divenuto subito un classico è un romanzo che non invecchia, dalla forma scintillante, io ne sono stato attratto e suggestionato. E lo consiglieri ai giovani perché con i suoi temi parla davvero a tutte le generazioni. Ho deciso di dargli una forma teatrale perché amo gli azzardi”.
La Capria uno dei ragazzi del Liceo Umberto (con Giorgio Napolitano, Francesco Rosi, Antonio Ghirelli) e Palazzo Donn’ Anna è rimasta la sua casa dello spirito: pur vivendo a Roma dagli anni ’50 lo scrittore dell”armonia perduta non è mai stato lontano da Napoli e dal suo immaginario: ‘Un palazzo che sorge dal mare come uno scoglio’ l’aveva definito nell’ultimo messaggio inviato alla presentazione del libro ‘Napoli è Napoli’ scritto con Silvio Perrella, appena qualche giorno fa ospitata nella seicentesca dimora che tanta parte ha avuto nella sua letteratura, oggi con le facciate in restauro. Ha ricevuto per la sua carriera il Premio Campiello (2001), il Premio Chiara (2002), il Premio Alabarda d’oro (2011) e il Premio Brancati (2012).
Nel 2005 aveva vinto il Premio Viareggio per la raccolta di scritti memorialistici, ‘L’estro quotidiano’. Con la sua opera di narratore, ha raccontato i vizi e le virtù della sua Napoli. Oltre che scrittore, è stato giornalista, collaboratore di diverse riviste e quotidiani tra cui ‘Il Mondo’, ‘Tempo presente’ e il ‘Corriere della Sera’ e dal 1990 era condirettore della rivista letteraria ‘Nuovi Argomenti’.
Trascorse lunghi periodi in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, per poi stabilirsi a Roma. Ha collaborato con la Rai come autore di radiodrammi e ha scritto per il cinema, co-sceneggiando molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città (1963) e Uomini contro (1970) ed ha collaborato con Lina Wertmüller alla sceneggiatura del film Ferdinando e Carolina (1999).
E’ stato sposato con l’attrice Ilaria Occhini, scomparsa il 20 luglio 2019, che era nipote dello scrittore Giovanni Papini. Dalla moglie ha avuto la figlia Alexandra, ex moglie di Francesco Venditti con il quale ha avuto due figli.
Tra i molti altri suoi romanzi si ricordano ‘L’amorosa inchiesta’, ‘Amore e psiche’, ‘La neve del Vesuvio’ e ‘L’occhio di Napoli’.
”Volevamo festeggiare il compleanno e mi dispiace davvero di non aver fatto in tempo – dice ancora Andò – con la sua morte si chiude anche un ciclo importante per Napoli. La Capria faceva parte del gruppo di intellettuali al quale apparteneva anche Francesco Rosi, che poi è stato il tramite alla nostra amicizia, nella sua casa ci siano frequentati moltissimo”.
”Era un gentiluomo – scrive in un post su Facebook lo scrittore Maurizio De Giovanni – Uno che diceva cose acuminate ma in modo sempre gentile ed evocativo e questo è un segno di grande talento . La sua era una napoletanità anni ’60 che è diventato anche un modo di intendere questo paese nel mondo, Credo che di La Capria all’Italia mancherà soprattutto quel modo garbato e sorridente di dire le cose. Quel modo di parlare, quel modo di porsi è perduto per sempre”.
“Con Raffaele La Capria perdiamo un grande scrittore e una delle voci più autorevoli della cultura italiana del secondo novecento – ha detto invece il ministro della Cultura Dario Franceschini – Un autore acuto e originale che, con eleganza e senza sconti, ha saputo raccontare e indagare l’intimità dell’animo umano e la complessità della società italiana. Napoli è sempre stata al centro della sua vasta produzione artistica, una città che ha amato, di cui ha saputo descrivere le emozioni e che non ha mai smesso di meravigliarlo. Mi stringo al dolore dei familiari e degli amici in questa triste giornata”.
Lo saluta così Dacia Maraini: “E’ stato un uomo civile in un momento in cui l’inciviltà ci sta avvelenando la convivenza. Nessuno come lui ha saputo raccontare il mare, il mare di Napoli, la sua grande saggezza e la sua pienezza di memorie. Ci ha mostrato e regalato il meglio di Napoli e della sua mediterranea creatività: uno spirito giocoso, portato all’ironia e al sorriso. Critico ma mai fanatico, capace di ascoltare e capire anche chi non la pensava come lui. Un grande amico che ci lascia più soli e più disperati”. La Capria è stato, per oltre dieci anni, membro della giuria del Premio Elsa Morante, la prestigiosa istituzione presieduta da Maraini. Nel 2005, quando ormai era uscito dalla giuria per problematiche legate all’età, vinse il Morante per la narrativa, che, all’epoca si svolgeva a Roma, presso il teatro Parioli, mentre oggi, la kermesse diretta da Tiuna Notarbartolo, si svolge a Napoli, presso l’Auditorium della Rai, diretta da Antonio Parlati.
“È stata una vita bellissima la sua, fatta anche di tante giornate insieme. Io venivo qui a lavorare nel suo studio da ragazzo. Ero il suo aiuto alle sceneggiature, il suo ‘negro’ come si diceva al tempo. Abbiamo anche firmato alcune cose insieme come Una questione privata per la tv dal romanzo di Fenoglio. E poi ancora abbiamo scritto per Dino Risi, Lina Wertmuller, Patroni Griffi”. A raccontarlo all’ANSA è il regista Paolo Virzì, entrando alla camera ardente dello scrittore Raffaele.
“Avevo 21 anni – ricorda – E lui era straordinario, simpaticissimo, ironico, pigro, intelligentissimo, coltissimo.Era una delizia di persona. Io, lui e Guappo, il suo cane, ci siamo fatti bellissime passeggiate”.
A rendere omaggio anche Ida Di Benedetto, Silvio Perrella, Elisabetta Rasy e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri che così lo ricorda: “Un grande Intellettuale, uno straordinario scrittore che ha scritto pagine memorabili della letteratura italiana, ma anche un intellettuale con una fortissima passione civile. La Capria ha saputo unire questi due aspetti e ci lascia un grande patrimonio di letteratura e di pensiero. E anche una grande mancanza, un grande vuoto”.
Gualtieri ha raggiunto la camera ardente insieme all’assessore alla cultura Miguel Gotor alla camera ardente della scrittore Premio Strega scomparso ieri a Roma a 99 anni.
Così commenta il collega scrittore Francesco Piccolo: “Per ognuno di noi, non parliamo poi per noi di area napoletana che abbiamo voluto scrivere, Raffaele La Capria è stato un punto di riferimento assoluto, per Ferito a morte, per quel pensiero lucido che ha avuto e per quell’idea di letteratura europea applicata a un luogo come Napoli. E poi è stata una persona che ho avuto la fortuna di conoscere, di esserci amico, di passarci delle serate. Insomma, bastava Ferito a morte ma c’è stato poi anche un affetto, una devozione e gli sono grato per entrambe. Era un uomo molto intelligente, molto lucido, che sapeva anche essere superficiale. È anche uno degli insegnamenti dei suoi libri quello della intelligenza della superficialità. È stato un tempo molto bello quello passato con lui. Certo – conclude – aveva un’età in cui non ci si può tormentare troppo. Ma è comunque doloroso il pensiero di perderlo”.
Presente anche Mario Martone, che commenta: “È stato uno scrittore grandissimo. Era un amico, una persona a cui veramente in tanti dobbiamo tantissimo, a Napoli e non solo a Napoli. Ricordo quando vide il mio Morte di un matematico napoletano e fu così bello che uno scrittore come lui lo apprezzasse – racconta – In qualche modo è come se grazie a lui e a Francesco Rosi, grazie al loro sguardo, io nascessi. Proprio l’altro ieri, mi sono trovato a presentare Le mani sulla città ai ragazzi del Cinema America, in una proiezione in piazza e ripensavo a cosa era stato capace di fare”. Ma il ricordo che più lo racconta appartiene al privato. “Ero appena stato nominato direttore del Teatro di Roma – dice – e la moglie Ilaria Occhini recitava in uno spettacolo di Luca Ronconi all’Argentina. Il mio ufficio dava sulla parte laterale e facevo spesso tardi. Ogni sera, era stupendo, lo trovavo lì con Guappo, il suo cane, ad aspettare Ilaria che uscisse dalle prove, come un fidanzato innamorato”.
“Aspettavamo tutti trepidanti il suo centesimo compleanno. Ma forse era più da Dudù andarsene prima, quasi ricordando quella dimensione dell’occasione mancata del suo grande romanzo Ferito a morte – aggiunge la scrittrice Chiara Gamberale – Per me La Capria era proprio una persona di famiglia – dice – perché con Emanuele Trevi, quando all’epoca eravamo fidanzati da poco, fu il primo vero scrittore che ho conosciuto di persona. Avevo 25 anni e di fronte a quella grandezza io ero così attonita, eppure lui era così curioso verso la mia piccolezza. Raccontava sempre che un giorno, tornando a casa dalle elementari, gli si era posato un canarino sulla spalla. E siccome non gli bastavano le parole per descrivere quell’emozione, aveva cominciato a scrivere. In realtà, è come se avesse passato tutta la vita con quel canarino sulla spalla.Era una di quelle persone che ti ritieni fortunato di aver incontrato”.
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