L’uomo di fumo, ciak per Stefania Sandrelli

Primo ciak a Roma, presso l’Università degli Studi La Sapienza, per L’uomo di fumo diretto da Giovanni Soldati e interpretato da Stefania Sandrelli, Selene Caramazza, Marco Valerio Montesano


Primo ciak a Roma, presso l’Università degli Studi La Sapienza, proprio sotto la statua della Minerva, per L’uomo di fumo diretto da Giovanni Soldati sceneggiato da Giacomo Scarpelli e Marco Tiberi con la collaborazione di Soldati. Prodotto da Quality Film, Cinemusa in collaborazione con Rai Cinema e il sostegno della Regione Lazio, il film vede tra gli interpreti Stefania Sandrelli, Selene Caramazza, Marco Valerio Montesano, Giorgio Borghetti.

L’uomo di fumo è un road movie e narra una vicenda drammatica raccontata con tono di commedia, nella migliore tradizione del nostro cinema. È il romanzo di formazione di Silvia (Selene Caramazza), una ragazza di 22 anni turbolenta e insoddisfatta, orfana di entrambi i genitori, cresciuta da una donna (Stefania Sandrelli) che ha cercato di preservarla da una verità angosciante e pericolosa con bugie rassicuranti. Il passato può tornare sotto le forme più incongrue e inattese, nel caso di Sara ha le sembianze di Luca (Marco Valerio Montesano), coetaneo impacciato e fin troppo studioso, appassionato di casi giuridici irrisolti. Le riprese proseguiranno tra Latina, San Felice Circeo, Pontinia e Sabaudia.

”Questo film è un pretesto per raccontare l’Italia di oggi con i suoi disagi sociali ed è anche una grande storia d’amore”, dice Giovanni Soldati. Il regista è tornato a lavorare dopo tanti anni con la sua compagna di vita Stefania Sandrelli, qui nel ruolo di una donna che si spaccia per la madre della ragazza interpretata da Selene Caramazza, quando invece è la nonna. ”Tra noi basta uno sguardo, anche meno, per un’intesa. Ha bisogno di pochissime indicazioni, le è sufficiente una pacca sulla spalla e va”, dice Soldati.

”Nel film sono un ragazzo che studia giurisprudenza e sto facendo una tesi sui casi irrisolti”, racconta Marco Valerio Montesano, che nella vita ha scelto di non fare l’università, ma di seguire le orme paterne (suo papà è Enrico Montesano) ”anche se all’inizio lui non era tanto d’accordo” diplomandosi all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico.

”E’ un film che si gioca molto sui rapporti – dice Selene Caramazza – Io interpreto una ragazza le cui certezze vengono completamente scardinate quando scopre che quella che credeva essere sua madre in realtà è sua nonna. E’ un personaggio ricco di sfumature e molto umano. Ha una sorta di ribellione verso questa donna che le ha nascosto la verità e il suo viaggio diventa anche un percorso alla ricerca della propria identità”.

La ricerca del padre però rimane il perno della storia. A tal proposito, come è stato il rapporto con suo padre? ”Mio padre (Mario Soldati) è stato la mia vita – risponde Giovanni – Ho imparato tutto da lui, perfino la macchina che fuma, una strana scatola che si era inventato per fumare il sigaro quando ormai aveva più di novant’anni. E’ stato davvero tutto per me”. 

“Il film non tratta del Covid”, specifica Giovanni Soldati anche se è girato nel pieno della pandemia. La produzione (Quality Film, Cinemusa in collaborazione con Rai Cinema) controlla comunque qualsiasi spostamento: i tamponi e i sierologici sono fatti ogni settimana a tutto il cast e alla troupe, le mascherine si tolgono solo quando si gira e ogni ambiente viene sempre sanificato. E poi conclude: ”Ho scritto un libro dal titolo Pane al pane, lì c’è una frase che dice: l’alba è vicina quando la notte è più profonda, ossia quando tutto va male a un certo punto qualcosa deve andare bene. Ecco, io mi aggrappo a questa frase”.

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06 Ottobre 2020

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