A fronte di 500 documentari prodotti ogni anno, sono meno del 10 per cento, tra i 30 e i 40, quelli distribuiti nel circuito nazionale. E’ in questo panorama tracciato da Greta Barbolini, presidente dell’Ucca-Unione Circoli Cinematografici Arci, che si colloca in controtendenza la 4° edizione della rassegna itinerante di cinema del reale “L’Italia che non si vede“, che parte stasera al cinema Arsenale di Pisa ospite Leonardo Di Costanzo con L’intervallo e domani Marcello Sannino con La seconda natura.
La rassegna, organizzata da Ucca in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà e il sostegno della Direzione generale Cinema-MiBAC, coinvolgerà oltre 40 città italiane per un totale di 150 appuntamenti, sia in sale cinematografiche, sia in circoli culturali, biblioteche con l’obiettivo di offrire cinema di qualità a un pubblico il più vasto possibile.
In cartellone 8 documentari e 2 opere di finzione, che raccontano in modo anticonvenzionale l’Italia contemporanea. Tra questi titoli ben 4 opere recenti che portano il marchio Istituto Luce-Cinecittà, sempre come distributore e talvolta come produttore. Si tratta di Anija-La nave di Roland Sejko, L’intervallo di Leonardo Di Costanzo (pluripremiato alla Mostra di Venezia 2012 e Film della Critica del SNCCI), Polvere. Il grande processo dell’amianto di Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller, Terramatta di Costanza Quatriglio (evento speciale delle Giornate degli Autori 2012 e Film della critica del SNCCI).
“Il panorama italiano è dominato dalla commedia e forte è il distacco dal reale, perché spesso il nostro cinema rinuncia al ruolo di coscienza del Paese – sottolinea Beppe Attene in rappresentanza di Luce Cinecittà, nel corso della presentazione (coordinata da Massimo Galimberti) della rassegna a Roma presso il cineclub Kino – E’ allora importante dialogare con coloro che mantengono un rapporto tra realtà e produzione cinematografica. La sfida è vincere gli ostacoli che le strutture del settore e le reti tv pongono a questo tipo di prodotto”.
Del resto le difficoltà, più che nella fase di realizzazione, si concentrano nel momento in cui il film è finito e pronto per essere distribuito, come rileva il regista Roland Sejko. “Facciamo i conti con un deficit di narrazione, le grandi questioni del nostro Paese non vengono trattate. Nell’ultimo decennio – ricorda Costanza Quatriglio – una generazione si è presa l’incarico di cercare gli strumenti per raccontare il reale e il documentario è stato il terreno di questa libertà narrativa”. Così accade che Vincenzo Mineo autoproduca un documentario come Zavorra, presente nella rassegna itinerante, partendo sia da una suggestione familiare, i nonni, sia da una personale ossessione di cui liberarsi. Alla fine il risultato di un viaggio dentro due centri anziani di Trapani è il dare voce e silenzio ai loro ospiti che vivono tra ricordi, solitudine, malattia e necessità di accudimento e affetto.
Tra i film che compongono il programma di “L’Italia che non si vede” ci sono due titoli della Pablo Distribuzione Indipendente Dimmi che destino avrò di Peter Marcias, presentato al Torino Film Festival 2012, e Il gemello di Vincenzo Marra, visto agli ultimi Venice Days, che hanno avuto, ciascuno, 20mila visualizzazioni in rete, come informa Valentina Del Buono. I restanti film della rassegna sono: Scorie in libertà di Gianfranco Pannone (distribuito da Kimera Film), La seconda natura di Marcello Sannino ((distribuito da Parellelo 41 e Premio Ucca Venticittà-TFF 2012), 7 giorni di Giovanni Chironi e Ketti Riga, il cui titolo riassume l’ultimo viaggio di Eluana Englaro: dal 2 febbraio 2009,, quando un’ambulanza trasferisce la giovane donna alla clinica di Udine, al 9 febbraio, ultimo giorno di vita dopo un lungo calvario.
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