L’Harry’s Bar di Cipriani, monumento veneziano: “Le grandi navi? Fanno più danni i vaporetti”

Il film, che è stato scritto dalla regista con Irene Bignardi, andrà in onda su Canale 5 il 7 settembre


VENEZIA – “L’intenzione iniziale era di raccontare un mestiere fatto con passione, poi lo sguardo si è allargato al racconto di una storia d’amore, di una saga familiare, di un’eccellenza italiana e del suo significato nel tempo per il nostro Paese”. Tutto ciò è diventato Harry’s Bar, il documentario che Carlotta Cerquetti ha dedicato al tempio veneziano della famiglia Cipriani, tappa imprescindibile di ogni viaggio che si rispetti nella città lagunare. Tra i tavoli di Calle Vallaresso, dal 1931, sono passati personaggi come Ernest Hemingway e Orson Welles, Woody Allen e Mario Monicelli e poi scrittori, pittori, re e regine. Oggi “la stanza” continua a essere mèta di un pellegrinaggio leggendario.

Come spiega bene il film, prodotto da Wider Films e TaoDue e passato ai Venice Days come evento speciale, il locale nacque in seguito a un gesto di generosità di Giuseppe Cipriani, allora giovane barman dell’Hotel Europa, che diede del denaro a un cliente americano rimasto senza soldi. Questo (di nome Harry Pickering), per ricambiare investì in un bar che sarebbe diventato il regno di Giuseppe. La sua regola aurea – spiega nel film – è la semplicità, “il lusso come contenuto spirituale”, l’arredamento spartano e la scelta di proporre lo stesso menù da quasi 100 anni, dopo aver inventato il cocktail Bellini e il carpaccio.

La storia dell’Harry’s Bar si è intrecciata negli anni con quella italiana – durante la guerra fu costretto a cambiare nome e diventare Bar Arrigo, nel 1944 a chiudere temporaneamente – e con quella della Mostra del Cinema di Venezia, i cui protagonisti sono sempre passati per i tavoli del locale. Il film, che è stato scritto dalla regista con Irene Bignardi, andrà in onda su Canale 5 il 7 settembre. La regista – che è legata ai Cipriani da parentela – per raccontare 80 anni di storia ha usato materiali d’archivio dell’Istituto Luce e preziosi filmini familiari scovati nelle cantine della famiglia – “cose incredibili che non sapevano nemmeno di avere”, dice – ma anche molte interviste a personaggi come Achille Bonito Oliva, Naomi Campbell, Puff Daddy, Marina Cicogna e il produttore Harvey Weinstein.

“Qualcuno che avrei voluto intervistare ma non ci sono riuscita? Sicuramente Woody Allen, che ho contattato ma era troppo impegnato”, risponde Cerquetti, che era interessata anche a raccontare “un certo tipo di Italia ed esaltare ciò che abbiamo di buono nel nostro Paese. È in uno stato così disastroso che diventa ancora più importante mostrarne gli aspetti belli, come la filosofia della ‘semplicità complessa’ portata avanti da Arrigo Cipriani”.

Anche lui, oggi 82enne, ha accompagnato al Lido la presentazione del film, commentando senza peli sulla lingua la situazione della sua città: “Le grandi navi? Fanno più danni i vaporini – sostiene – Saranno a settimana 10 che entrano e 10 che escono, quasi sicuramente non fanno nessun danno e neppure Schettino in quello spazio potrebbe fare un inchino ai palazzi. I vaporini con le loro carene che smuovono il fondo fanno di certo più danni e nessuno lo dice, basta vedere l’acqua che sale e scende al loro passaggio. Fanno onde più alte di una nave da crociera che va a 6 km orari”. Il patron dell’impero gastronomico Cipriani si scatena, poi, sul ponte di Calatrava, “Prima o poi cadrà – dice – forse io sarò già morto. Ma come si fa a fare una balaustra in ottone che in estate ustiona e gradini in vetro che in inverno gelano? E’ un ponte sbagliato”.

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04 Settembre 2015

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