‘L’Etoile Filante’: commedia noir e personaggi inetti per i clown Gordon e Abel

Il film apre #Locarno76: umorismo e dramma, accanto al tema del doppio e dell’identità, con il gioco dell’indagine e della "fuga", in cui il passato da attivista di Boris è la miccia scatenante


LOCARNO – La Piazza Grande di Locarno, nella sua suggestione notturna fesa dalla luce del grande schermo, per l’apertura della 76ma edizione ha scelto L’Etoile Filante (The Falling Star) di Fiona Gordon e Dominique Abel, che firmano anche la sceneggiatura, oltre a essere in scena, insieme a Kaori Ito, Philippe Martz e Bruno Romy. Inoltre, con Christie Molia, sono anche co-produttori del film. È il loro sesto film insieme: tra gli altri, Paris pieds nus (2016). E, proprio a proposito del loro lavoro a quattro mani, è Abel a spiegare che “insieme è più facile seguire tutte le tappe per la costruzione di un film: non ci sentiamo mai persi e siamo d’ispirazione per gli altri; ricordo di un articolo di Godard che parlava dei ‘multipli, del 2’, dei ‘fratelli’ che concorrono a fare il cinema: lui si riferiva alla moglie per esempio ma anche alle connessioni che poi a sua volta aveva con qualcun altro e così via, per dire che dietro alla realizzazione di un film c’è sempre uno sconosciuto che ha avuto un’influenza, mi piace questo approccio collettivo”.

L’Étoile Filante, nome che porta subito alla mente leggerezza, un concetto che vive tra allegria e sogno, è il bar in cui Boris, ex attivista, lavora: “in realtà, non so perché l’abbiamo chiamato così, ma ci piace tutto ciò che è effimero”, commenta lei. E lì, proprio lì nel bar – luogo apparentemente innocuo per un fuggitivo da oltre trent’anni – Boris viene riconosciuto da una delle sue vittime, così il passato e le colpe non perdonano, e la voglia vendetta prende il sopravvento. “Il bar è una sorta di rifugio per alcuni personaggi; è andata che siamo stati a Nizza, abbiamo individuato proprio un bar reale e c’è parsa una buona idea, coinvolgendo anche persone del bar stesso: abbiamo colto le opportunità che pian piano si sono presentate”, aggiunge Abel. 

Ma di Boris quante “copie” ne esistono? Certamente due, utile escamotage per questa storia: infatti, Dom, è praticamente il suo sosia, un tipo dall’umore malinconico e che tende a preferire la solitudine. Il soggetto perfetto – parrebbe – da usare per pensare a un piano di fuga: questo crede lo stesso Boris, e con lui la strategica compagna Kayoko e l’amico Tim, fedelissimo. 

Però…, perché naturalmente c’è un “però”, il trio non ha messo in conto un altro passato, quello di Dom, che fa rima con una ex moglie, e non una qualsiasi ma una investigatrice sempre all’erta, che infatti si mette sulle loro tracce. 

C’è Commedia e c’è Noir ne L’Etoile Filante, un amplesso di generi che passa per l’umorismo, ma si tinge anche di tinte drammatiche. Per gli stessi autori: “il nostro Noir si anima di colori vibranti, grazie a un ensemble di personaggi moralmente inetti”. C’è anche traccia di una surrealtà al limite del demenziale, così fine da poter essere solo sofisticata e intelligente. E sicuramente quando la coppia di autori parla di “colori” non può non pensare e far pensare alla fotografia, curatissima, spesso notturna ma con macchie vivissime di colore, in cui l’effetto del laccato monocromo emerge elegantissimo in un arco di tinte dal carminio all’ottanio, e questa fotografia si deve a Pascale Marin, di cui la coppia artistica dice: “avevamo visto Orso e abbiamo pensato fosse una persona capace di osare, per cui giusta per noi”. 

Nel film c’è una scelta di personaggi dall’estetica e mimica spesso teatrali, cartoonesche non raramente, che però non sono toni sopra le righe o fini a se stessi, quanto più il tocco originale che gli autori hanno conferito alla loro storia, imprimendone così una personalità, che poi è la loro stessa (d’origine artistica, poi anche cinematografica). L’effetto slapstick – sottogenere del Comico nato con il Muto francese nei primi del ‘900 – di certo è un marchio di fabbrica per Gordon e Abel, che hanno una storia personale di clownerie, prima del cinema, arte che conservano comunque nel loro dna artistico, infatti, dice lui:“i clown sono personaggi che cadono, e nel nostro Noir i personaggi cadono, si sentono colpevoli, ma i clown sanno rialzarsi, grazie al loro lato umano, e qui abbiamo dovuto trovare un equilibrio con il ridere, fondamentale; non vogliamo deridere i problemi ma guardarli, superarli e andare avanti”.

Nelle parole di Gordon e Abel ricorre anche il concetto di “burlesco” e rispetto al cinema raccontano come per “trasferire la nostra esperienza al cinema, ci ha ispirato Pierre Étaix, in particolare il film La Soupirante (1962). Per questo nostro film, l’aggiunta al clownesco del Noir/Poliziesco ha poi entusiasmato tutti”. 

Con un finale tra la coreografia di Pulp Fiction e gli epiloghi alla Bollywood – “siccome eravamo clown, tutte le nostre idee hanno un approccio fisico, ci sembra più interessante la gestualità”, dice ancora Gordon -, il film è annunciato in uscita per la stagione 2023-2024, distribuito da Academy Two

Per il debutto ufficiale di #Locarno76 sul grande schermo anche Dammi, cortometraggio di Yann Mounir Demange, interpretato da Riz Ahmed: l’attore britannico era atteso come ospite per ricevere l’Excellence Award Davide Campari ma la solidarietà con i colleghi impegnati nella vertenza sindacale SAG-AFTRA l’ha fatto rinunciare alla partecipazione.  

di Nicole Bianchi 

Nicole Bianchi
02 Agosto 2023

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