L’enigma Modigliani, thriller ai tempi di Craxi


COURMAYEUR – Era l’estate del 1984 quando, a Livorno,  città natale di Amedeo Modigliani, esplose il caso della burla che finì in prima su decine di quotidiani per giorni. Tre giovani studenti scolpiscono in una notte una testa nello stile dell’artista e poi la gettano in un canale. Il giorno seguente, il ritrovamento della scultura è incredibilmente salutato dai critici e gli storici dell’arte come una scoperta fantastica che getta una nuova luce sul lavoro del Maestro. Le vere false teste di Modigliani, il documentario di Giovanni Donfrancesco che è l’unico italiano nella selezione ufficiale del Noir in Festival, approfondisce la vicenda a distanza di quasi 30 anni svelando il suo significato sociale e quasi filosofico. “Quando si vuole fortemente credere in qualcosa, lo si fa anche a dispetto di prove evidentissime della sua falsità”, dice il regista, che è partito dall’interesse per il mondo dell’arte e per il modo in cui le persone le si avvicinano. In Italia, paradossalmente, non ha trovato nessuno disposto a produrgli questo lavoro, quindi ha dovuto rivolgersi ad Arté, che ha sostenuto il progetto in arrivo certamente sulle tv straniere, e probabilmente, alla fine, anche sul piccolo schermo nostrano. “Quello produttivo è un aspetto doloroso – commenta Donfrancesco – è il problema più grosso del documentario in Italia e una realtà con cui spesso, purtroppo, dobbiamo fare i conti”.

 

In ogni caso, questa sorta di thriller, Donfrancesco è riuscito a raccontarlo: “E’ importante anche collocare la vicenda in un contesto storico – dice – erano gli anni ’80, quelli del craxismo, e pochi anni prima erano stati ritrovati i Bronzi di Riace, quindi era forte la fascinazione per la scoperta archeologica, per il ritrovamento del tesoro nascosto: c’era una predisposizione sociale a cadere nel tranello. La cosa più incredibile è che i media non credevano all’ingenuità dei ragazzi e si chiedevano ‘Cosa c’è dietro? Qual è la mano economica che ha guidato tutto questo?’. Ed è emblematico il fatto che, quando i tre ragazzi sono usciti allo scoperto portando prove evidenti, nessuno era disposto a credere loro”.

 

Le vere false teste di Modigliani è anche una riflessione sul tema dell’ossessione per l’originalità, al di là del valore artistico. “Quella testa aveva valore solo se originale, ciò dimostra che il rapporto con un’opera passa sempre attraverso la biografia del suo autore, e non attraverso l’opera stessa. Si sono scomodati giornali e tv, prima per esaltare la scoperta, poi per esaltare il concetto di ‘grande beffa’”, conclude il regista. 

 

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09 Dicembre 2011

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