L’audiovisivo piace agli italiani (ma meglio a casa): i risultati dell’indagine della DGCA-MIC

Si presenta all’Italian Pavilion una indagine estensiva su un campione 12.000 soggetti rappresentativi della popolazione italiana


L’audiovisivo piace agli italiani. E se gli adulti tendono a preferire le attività all’aria aperta, man mano che si ribassa l’età cominciano a prevalere videogiochi, film e documentari. In particolare per queste ultime due categorie, due terzi degli italiani li guarda intensivamente, mentre sono pochi, fortunatamente, quelli che non hanno visto nemmeno un film nell’anno passato.

Sono i dati che emergono dall’indagine ‘Gli italiani e il cinema’ presentata all’Italian Pavilion, una ricerca estensiva su un campione 12.000 soggetti rappresentativi della popolazione italiana dai 14 anni in su, relativa ai gusti, alle scelte e ai comportamenti di fruizione di film in sala e da casa. Uno sguardo al presente che analizza la frequenza e le modalità d’impiego dei diversi canali di fruizione, gli attrattori e fattori frenanti rispetto alla visione in sala. Uno sguardo al futuro attraverso la rilevazione delle intenzioni di fruizione in sala, spinte e freni: l’impatto del prezzo e delle finestre di esclusiva, così come le attese di servizio e promozionali da parte delle sale.

Ne parlano Nicola Borrelli, direttore generale Cinema e audiovisivo – MiC, Giulio Vidotto Fonda, Research Director SWG S.p.A. e Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato – MiC. L’organizzazione è a cura di Iole Maria Giannattasio della Direzione generale Cinema e audiovisivo – MiC.

“Il bando con cui il ministero ha investiti SWG – dice Borrelli – verteva su domande specifiche che cercassero di dirci cosa pensano in questo momento di difficile ripresa gli spettatori italiani. I dati ci dicono che una particolare preoccupazione la creano i film italiani, nonostante il record di presenza dei film italiani a Venezia. Anche prima della pandemia il mercato soffriva, la pandemia ha accelerato alcune tendenze in corso”.

E’ Fonda a esemplificare le indagini sul tempo libero degli italiani, che a quanto pare è sempre più carente: “Non si tratta – commenta – solo del tempo libero dal lavoro ma del tempo libero da tutte le altre incombenze, da dedicare solo ed esclusivamente alle cose che piacciono. Il 39% dei soggetti interrogati ritiene di avere tempo libero in quantità inadeguata. In generale, si registra un boom dell’audiovisivo come forma di intrattenimento, che riscuote molto successo. Cambiano però le platee. I film sono più amati dagli adulti e gli anziani mentre le serie dai più giovani. A noi interessano particolarmente i film. Il 38% preferisce i film spettacolari ma un buon 36% preferisce quelli d’autore, compresi quelli italiani inaspettatamente, mentre il “non saprei” si attesta sul 26%. I generi preferiti sono la commedia e i film sentimentali. Gli uomini continuano ad amare molto i generi fantasy, di supereroi e di avventura, il che potrebbe far pensare che gli uomini restino degli eterni immaturi, ma soprattutto ci interessa che il pubblico sia segmentato. Il cinema italiano è visto come un bene culturale, istruttivo e di qualità ma il cinema americano è “quello da vedere al cinema”, che colonizza quasi del tutto la fascia dei teenager. Dieci milioni di spettatori non hanno ripreso ad andare al cinema dopo la pandemia, reggono ancora teenager e bambini. Come motivazione si impone naturalmente la pandemia oppure l’essere infastiditi dalle restrizioni, dopodiché il cambiamento delle abitudini, e infine la pigrizia, il prezzo o aver scoperto il cinema a casa. Questa è la cosa più preoccupante: l’aver dimenticato la sala”. Interessanti anche i dati sulle finestre. Il 13% degli intervistati andrebbe in sala solo se la finestra esclusiva di 4 o 4 mesi fosse attivata, mentre il 47% attenderebbe comunque la versione domestica e il 19% ci andrebbe comunque, anche se le due versioni uscissero contemporaneamente. Un 30% chiede film più interessanti, ma con gran richiesta di genere, e mentre gli anziani vogliono la sicurezza sanitaria, i giovani chiedono tecnologia e innovazione. Altre richieste rilevanti sono la flessibilità d’orario e naturalmente l’accesso per disabili, oltre a servizi aggiuntivi, tra cui piace molto il gadget legato al film oppure concorsi, eventi e biglietti, soprattutto per i giovanissimi. Un quinto degli intervistati trova interessante il possibile servizio di babysitting, mentre solo le nicchie amano gli eventi e gli incontri con i registi o gli attori.

“Alcuni di questi dati potevamo immaginarli – dice Borgonzoni – ma altri sono nuovi, ad esempio noi pensavamo che tra gli incentivi specifici potessero funzionare gli abbonamenti, invece si preferiscono possibilità di partecipare a eventi, anteprime e festival. Vogliamo tutti che il cinema italiano funzioni e la ricerca non si deve porre chiaramente contro nessun settore specifico della filiera. Il punto è sempre la sala, che è un presidio sociale che permette un’esperienza impossibile in casa per quanto possa essere avanzato l’impianto che si possiede. C’è da riflettere sul prezzo del biglietto e ragionare sul tax credit per le sale, spingendo anche su situazioni in cui gli esercenti magari non sono giovanissimi e dove ancora non c’è ricambio, per rendere le sale posti fruibili anche per i giovani.  Lavorare anche su altri generi, dando una mano alla proposta di giovani e start-up. Bisogna catturare soprattutto il nuovo pubblico ma che lo spettatore italiano ami il cinema in tutte le sue sfaccettature, italiano o straniero che sia, è un valore aggiunto. Noi dobbiamo calarci nel punto di vista dello spettatore per capire le direzioni migliori da prendere. Dovremo rifar partire la promozione già fatta nel 2019 che ci ha regalato l’agosto con più presenze da quando si registrano le presenze. Naturalmente senza piangersi addosso. Ci sono ancora ottimi film e ottime sale, in questo senso dobbiamo essere positivi”.

Non mancano gli interventi dalla platea:

“Piace l’audiovisivo – riflette Mario Lorini – Presidente ANEC. La qualità sta anche nella comunicazione. Il prezzo medio del biglietto è 6,70, ci sono multisala che fanno prezzi a 4.90, ci sono i multi-ingressi. Al pubblico piaceva essere gratificato, con premi, anteprime, che con il marketing prima della pandemia facevamo senza problemi. Bisogna rimettersi a pensare, considerando che l’anno scorso a questo punto eravamo ancora mascherati. Sento dire che è aumentata la pigrizia ma mi chiedo se dare temporalmente una spinta per convincere alla gente di alzarsi, e in questo rientra anche il discorso delle finestre, che può essere un valido aiuto. Dobbiamo ragionare, ma anche velocemente”. “Oggi la ricerca inizia e non finisce – dice Borrelli – questo è uno strumento e il lavoro andrà ripetuto. Ma resta il punto che se una persona pigra viene convinta ad andare al ristorante e non trova la qualità, non ci torna”.

Il Presidente ANICA Francesco Rutelli riflette: “sono dati di fronte a cui porsi in modo laico. Come possiamo immaginare la risposta di un ragazzo di quindici anni a domande sulla sostenibilità del cinema italiano e di quello americano. Se leggessimo tutto in chiave solo giornalistica verrebbe fuori che gli italiani non sanno quanto costi il biglietto e non gli importi delle finestre. Va tutto tarato. Ci sono spunti, elementi e riflessioni utili da leggere ‘cum grano salis’, che chi non va al cinema e non ha un’opinione, c’è chi non dichiara e dunque ha un’opinione sommersa, e sono certamente anche loro da conquistare. Ma quello che emerge è anche il boom dell’audiovisivo, compresi i videogiochi, che sono parte dell’industria. Da questo punto di vista i dati rappresentano un trionfo per l’industria”.

Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa, dice: “è come se gli spettatori in questi due anni fossero andati all’Università. Da casa hanno visto di tutto, l’asticella della qualità si è alzata, e per ottenere la qualità bisogna lavorare con calma, correre fa sempre male. E poi c’è il tema della qualità delle sale, bisogna mettere nelle condizioni gli esercenti e gli imprenditori di rimodernare tutto quello che si deve rimodernare. L’aiuto e il sostegno del pubblico è fondamentale. E’ forse giunto il momento di un ‘tagliando responsabile’ della Legge Franceschini. La normativa è complessa, si potrebbe facilitare il lavoro degli operatori. Inoltre si potrebbero trovare insieme dei correttivi che integrino gli automatismi del tax credit, che hanno prodotto un numero forse troppo alto di film ma una qualità media piuttosto bassa”.

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06 Settembre 2022

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