E’ la prima volta che nasce un’associazione fotografi di scena in Italia. Anche se corrono voci circa una precedente, fondata e sciolta nei primi anni ’60. Ma la vaghezza storica non fa testo.
Si ricomincia da zero, e con precisi obiettivi. Il primo: la costituzione di un archivio fotografico. “Perché – sottolineano i soci fondatori- le foto spesso si perdono, restano nelle mani dei produttori, o peggio ancora rimangono non stampate, nei laboratori di sviluppo”. Motivo: sembra che alcune produzioni, per tagliare i costi di realizzazione di un film, per prima cosa pensino al materiale fotografico. Risultato: la memoria del film si perde nel fondo di qualche laboratorio o nel cassetto di qualche affezionato stampatore. Di certo non torna al proprietario, autore dello scatto.
Intanto un accordo tra la Fototeca della Scuola Nazionale di Cinema e l’Associazione è già stato raggiunto: l’archivio andrà a far parte del ben più ampio e storico repertorio della SNC. Alla Scuola, infatti è in fase di realizzazione un database sulla fotografia di scena che ospiterà anche gli scatti sul giovane cinema italiano. Lo scopo dell’archiviazione sarà poi di creare anche rapporti di scambio e conoscenza con i fotografi, è il caso dirlo, del resto d’Europa.
Altro punto fermo è la creazione di un corso di 3 mesi per aspiranti fotografi di scena. Il progetto prevede la possibilità per i giovani inesperti di acquisire conoscenze specifiche sul mestiere, seguendo sul set come assistenti i loro maestri.
“Il fotografo di set – fa sapere uno dei soci, Fabio Lovino – è equiparato all’assistente operatore, cioè a colui che carica i magazzini”. Dal punto di vista sindacale le altre maestranze, dai fonici ai macchinisti, sono più tutelate.
Ma i problemi non sono solo banalmente contrattuali. “Sta cambiando la cultura dell’immagine – racconta Angelo Turetta – i giornali chiedono agli uffici stampa ‘i posati’, i ritrattini fatti in studio”. Immagini tutte uguali delle attrici, dove la ruga sparisce con una pennellata di photoshop. La foto diviene veloce, e presto dimenticata, immagine promozionale”.
Intanto – fa notare il Presidente dell’Associazione e vincitore del premio Showcase Kodak nella sezione ritratti, Gianfranco Salis – il mestiere del fotografo si è evoluto. “Prima documentava in similitudine i fotogrammi di un film, ora nel rapporto di collaborazione con il regista crea foto che rafforzano il contenuto filmico”.
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