Succede, a volte, che un autore e la sua musa possano diventare una coppia anche nella vita. Jia Zhangke e Zhao Tao, alla Festa di Roma per uno degli ultimi Incontri Ravvicinati, sono i protagonisti di un sodalizio artistico e personale che dura da quasi vent’anni. Una carriera iniziata per l’acclamato cineasta Jia Zhangke con la letteratura. Poi, a ventuno anni, la decisione di voler diventare regista dopo aver scoperto che il cinema, a sua detta, può affascinare maggiormente il pubblico e dare una visione più obiettiva sul mondo. “All’epoca, inoltre, parecchi cinesi non sapevano leggere mentre al cinema poteva accedere una platea molto più ampia”, sottolinea Jia Zhangke, Leone d’Oro a Venezia per Still Life e Migliore sceneggiatura a Cannes 2013 per Il tocco del peccato.
Scrittore e regista tra i più affermati lui, ballerina e interprete tra le più apprezzate lei, Jia Zhangke e Zhao Tao si sono conosciuti nel 2000. All’epoca il cineasta era alle prese con il casting di Platform e cercava una ragazza che parlasse il dialetto della provincia cinese dello Shanx e che sapesse ballare. “All’epoca ero un’insegnate di danza – racconta Zhao Tao – Era la prima volte che facevo l’attrice, ma da subito la comunicazione tra noi è stata molto positiva e proficua. Da allora ci confrontiamo sempre sulle scene da girare, come le danze cinesi degli Anni ‘70 e ‘80 che si vedono ne I figli del fiume giallo che abbiamo elaborate insieme”. L’attrice asiatica nel 2012 è stata il volto femminile del film Io sono Li di Andrea Segre, grazie al quale ha ottenuto il David di Donatello come Migliore attrice, e ricorda così la sua esperienza nella pellicola italiana: “Ne conservo un ricordo che mi è molto caro. In quei mesi il regista ha avuto grande fiducia in me e anche i colleghi mi hanno aiutata ad entrare nella loro vita quotidiana. Si sono presi davvero cura di me, mi hanno lasciato un ottimo ricordo e spero che in futuro avrò di nuovo possibilità di lavorare in Italia”.
Jia Zhangke racconta nei suoi film il cambiamento della Cina degli ultimi vent’anni, ma pur incentrando le sue storie su vicende pubbliche e private tipicamente orientali, è riuscito a diventare un regista di culto anche in Occidente: “A trasformarsi non è solo la Cina ma il mondo intero, soprattutto negli ultimi periodi. Mi sono reso conto di quanto i cambiamenti politici, tecnologici, o effetto di guerre, possono avere ragioni diverse ma hanno un uguale impatto, universalmente condivisibile, sulla vita delle persone. Questo è l’elemento che rende universali i miei lavori”.
Rispetto, poi, alle influenze già più volte dichiarate del cinema italiano sulla sua cinematografia, rivela: “Il primo film italiano che vidi fu una pellicola di De Sica in cui si raccontava la Roma negli Anni ‘70, in cui mi sembrò di rivedere ritratta la vita e le difficoltà vissute dalla Cina in quegli stessi anni. È un film che mi capita di rivedere ancora oggi, e in particolare nella scena in cui il papà porta il figlio a mangiare gli spaghetti, che è un’usanza anche cinese, rivedo una una forma di realismo cinematografico che mi è vicina, anche per i dettagli e i contenuti trasmessi. Quando ho iniziato a studiare cinema ho visto poi, anche Fellini, Antonioni, Rossellini, e tutti questi grandi registi sono diventati fonte di ispirazione per me”.
Zhao Tao, che è anche produttrice, interviene sulla questione femminile nel cinema e sul ruolo sociale delle attrici, soprattutto in un Paese come la Cina: “Le attrici, tramite la propria recitazione, hanno l’opportunità unica di mettere in scena le difficoltà che le donne incontrano nella vita e nella società. Tutte le donne dovrebbero, però, smettere di guardare se stesse come qualcosa di aggiunto a un uomo, ma considerarsi in primo luogo per quello che sono”.
Nuovi progetti insieme? “Ci stiamo preparando per girare l’anno prossimo- rivela Jia Zhangke – Sarà il mio primo film veramente storico, incentrato sulla Cina del primo ‘900, e ci saranno anche le arti marziali”.
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