“Questo non è il Dante che vi insegnano a scuola – spiega il regista Louis Nero alla presentazione del suo film Il mistero di Dante, in uscita con L’Altrofilm in 30 copie il 14 febbraio – Dietro alla Divina Commedia si nascondono significati che non tutti possono comprendere. E’ il cosiddetto ‘quarto livello’ che si affianca alle interpretazioni classiche che si districano sul piano narrativo, su quello filosofico-teologico e su quello politico-sociale. Un livello esoterico o ‘anagogico’, quello che permette veramente all’individuo di elevarsi e trasformarsi come nel più completo dei viaggi iniziatici”.
E proprio come un viaggio iniziatico si presenta il film, tra fiction e documentario, visivamente costellato di visioni intriganti ispirate alle incisioni del Dorè, cominciando con una parte mockumentary piuttosto inquietante dove due filmmaker (di cui uno è lo stesso regista) vengono introdotti ai segreti della setta dei ‘fedeli d’Amore’ di cui, secondo la tesi del film, lo stesso Alighieri faceva parte. “Non a caso è stata scelta la data del 14 febbraio – continua Nero – festa non del consumismo o degli innamorati nel senso di coppia ma di un Amore inteso in senso più elevato e filosofico. Forse alcuni conoscono già questi aspetti. Io no. Il film rappresenta un viaggio che è anche il mio, e che è durato circa due anni. Non abbiamo dato spiegazioni troppo tecniche perché l’iniziazione è un rituale che non va spiegato, ma va vissuto”. Insomma, il film può essere considerato esso stesso come un culto misterico in cui, si spera, lo spettatore che ha la pazienza di seguirlo può sentirsi coinvolto in prima persona. Prodotto da Franco Nero – omonimo del regista ma non imparentato – e costellato da interventi di ospiti illustri nella sua parte più prettamente teoretica (tra i molti: Franco Zeffirelli, Taylor Hackford, Valerio Massimo Manfredi, Silvano Agosti, Christopher Vogler, Massimo Introvigne, Mamadou Dioume, Gabriele La Porta, Roberto Giacobbo), il film è narrato e interpretato da F. Murray Abraham, che dichiara: “Non si tratta tanto di capire come Dante parla a noi oggi ma di esaminare l’idea di un lavoro classico e universale e capire cos’è che lo rende tale, specie in questo periodo di crisi in Italia e nel mondo. Dante ha cambiato il pensiero e il linguaggio del mondo facendo coabitare ideali e religiosità. Non so chi siano oggi i veri leader del mondo ma ne abbiamo bisogno per chiedere loro speranza. Sto lavorando all’Opera da tre soldi di Brecht, un uomo geniale che apparentemente sembrava cinico. Il pezzo che canto io recita ‘è inutile continuare a tentare, se non riesci in una cosa. Tentare non basta’. Ma se fosse stato davvero così cinico, non avrebbe scritto la canzone. E’ un momento storico in cui l’immaginazione, la creatività e l’apertura sono fondamentali, e un esempio calzante di questo lo porta il papa attualmente in carica.
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