BERLINO – Radu Jude fa ritorno alla Berlinale con il suo più recente film, Kontinental ’25, selezionato per la competizione ufficiale della 75ª edizione del Festival.
Il cineasta rumeno, già vincitore dell’Orso d’Oro con Sesso sfortunato e bugie porno e premiato con l’Orso d’Argento per la regia di Aferim!, ha commentato: “Si tratta di un’opera indipendente, realizzata con un budget contenuto e in tempi rapidi, ma con grande attenzione ai dettagli. Questo è stato possibile solo grazie alla passione e alla competenza di tutta la squadra. Sono sinceramente riconoscente per il loro impegno”.
Il nuovo film di Jude affronta tematiche complesse come lo sfratto, il suicidio e la crisi morale, raccontando la storia di Orsolya, un’ufficiale giudiziario di Cluj, la principale città della Transilvania, alle prese con l’espulsione di un senzatetto da una cantina. Il regista prosegue nella sua ricerca stilistica audace, già evidente in Do Not Expect Too Much from the End of the World. Infatti, Kontinental ’25 è stato interamente girato con un iPhone 15.
A questo proposito, l’autore ha sottolineato: “Il fatto che il film sia stato realizzato con un telefono e con un equipaggiamento essenziale conferma ciò che Godard affermò in una delle sue ultime interviste: ‘Il cinema è semplice con piccoli iPhone’”.
Il cast riunisce alcuni dei volti più noti del panorama cinematografico rumeno, tra cui Eszter Tompa, Gabriel Spahiu, Adonis Tanța, Șerban Pavlu, Oana Mardare e Ilinca Manolache. Inoltre, si rinnova la collaborazione con il direttore della fotografia Marius Panduru. Debutterà nei cinema rumeni in primavera. In parallelo, Jude presenterà anche alla Settimana della Critica di Berlino il suo saggio cinematografico Sleep #2, già proiettato a Locarno 77, che consiste nella registrazione dello schermo della webcam che trasmette 24 ore su 24 l’immagine della tomba di Andy Warhol, situata nel cimitero di St. John the Baptist Byzantine Catholic in Pennsylvania.
Alla 36ª edizione del FIDMarseille, in programma dall’8 al 13 luglio 2025 nella città francese, sarà dedicata una retrospettiva a Radu Jude. Intitolata The End of Cinema Can Wait, l’omaggio ripercorrerà la sua carriera attraverso la proiezione dei suoi lungometraggi, documentari e cortometraggi.
“L’idea del film – spiega Radu in conferenza – nasce da un piccolo fatto di cronaca di molti anni fa, ormai dimenticato, che mi colpì all’epoca. Era la storia – proprio come nel film – di una donna, un’ufficiale giudiziaria, che aveva accusato qualcuno. Quella persona si suicidò, e lei provò un senso di colpa che si manifestò con pianti e lamenti.
Mi colpì perché era una vicenda allo stesso tempo estremamente toccante ed estremamente ambigua: si poteva percepire, o magari giudicare – non so – quel senso di colpa come ipocrita o fuori luogo. Da lì è iniziata la storia, ma mi ci sono voluti anni e anni per trovare una struttura, grazie anche all’influenza di Rossellini e agli sviluppi della società rumena. Per quanto riguarda l’aspetto esistenziale, direi semplicemente che, non essendo un filosofo né un esperto di filosofia, il film racconta questa crisi morale, questa crisi esistenziale – se vogliamo chiamarla così – che però è fuori posto. E’ come se qualcuno giocasse a basket su un campo da calcio. Lei vive questa crisi morale, e il film ruota attorno a questa crisi.
In realtà, io detesto i film sulle crisi morali: mi interessa di più l’aspetto materiale del cinema. Ma qui penso che la crisi morale sia interessante proprio perché è fuori luogo. Si sviluppa in un contesto che non è quello giusto per questo tipo di dilemma: dovrebbe appartenere all’ambito dell’economia, della politica, della storia, non della metafisica. E forse è proprio questa la distinzione che vedo: un contrasto tra una prospettiva storica e una prospettiva metafisica sugli eventi”.
C’è, dunque, una riflessione sull’ipocrisia insita nel genere umano.
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