Protagonista della serata di chiusura della 42/a Mostra Internazionale del Cinema di Pesaro e tra gli esordienti “di lusso” della “Meglio gioventù” celebrata dal festival con il suo 20° evento speciale, Kim Rossi Stuart continua a raccogliere i frutti della sua prima, convincente, esperienza registica. L’attore ha ricevuto infatti, a poche ore di distanza, anche il premio Flaiano per la regia di Anche libero va bene, la storia di una famiglia continuamente minacciata dalle fughe di una madre irresponsabile e dalla fragilità di un padre disorientato, ma soprattutto l’intenso percorso di un bambino alla ricerca di un difficile equilibrio affettivo. Kim Rossi Stuart ha accompagnato a Pesaro il suo film, evento finale delle proiezioni in piazza, quasi scusandosi preventivamente con il pubblico della durezza di alcune scene e dell’uso della bestemmia.
Dopo la partecipazione a Cannes e l’uscita in sala, che bilancio fa della sua prima prova da regista?
E’ stato un percorso bellissimo che mi ha fatto vivere momenti di entusiasmo. La presenza a Cannes è stata un’esperienza unica nella mia vita lavorativa, e sono molto soddisfatto della vita del film nelle sale. Sono già otto settimane che Anche libero va bene è in programmazione, il che è già molto raro, e credo che ci sia la possibilità che rimanga in sala addirittura fin dopo l’estate.
A Pesaro si è parlato dei problemi degli esordienti del cinema italiano. Quali sono state le sue difficoltà nell’esordire alla regia?
Io non posso lamentarmi, anche perché sono riuscito a girare un film in un anno in cui ne sono stati fatti davvero pochi e so anche che, probabilmente, se non avessi fatto l’attore non ce l’avrei fatta. Ma c’è da dire che ci ho messo 17 anni per riuscire a fare un film da regista… La crisi del cinema, che è sotto gli occhi di tutti, comunque non è solo italiana. Anche un regista americano geniale come Paul Thomas Anderson fatica a fare i suoi film.
I giovani registi, come quelli che si sono incontrati a Pesaro, spesso rifiutano di pensare al pubblico quando preparano i film. Lei si pone il problema?
Nel realizzare un film è fondamentale innanzitutto lavorare per se stessi, fare qualcosa che rispetti il proprio gusto e che possibilmente risponda a un’urgenza. Questo è stato il mio approccio, anche se poi, in un secondo momento, ho scoperto il desiderio di mettermi nei panni di uno spettatore ideale. Questo mi ha permesso di rendere il racconto fruibile e di comunicare davvero con il pubblico. Credo di esserci riuscito bene, visto che molti, dai 16 ai 70 anni, hanno sentito che in qualche modo questa storia riguardava anche loro.
C’è qualcosa di Anche libero va bene che adesso desidererebbe cambiare?
Normalmente sono molto critico con i film a cui partecipo da attore, tanto che non ne possiedo nemmeno uno e non li rivedo mai. Con il primo film da regista la prospettiva è cambiata: sono sempre stato molto contento di come è venuto, anche perché credo che, una volta che si è creato un nucleo forte, sia stato il film stesso a decidere dove andare.
Sta preparando un nuovo film come attore, “Il disco del mondo”, tratto da un romanzo biografico scritto da Walter Veltroni.
Sì, il film sarà diretto da Riccardo Milani e inizieremo a girare in settembre. Interpreterò il jazzista Luca Flores, un artista poco conosciuto ma geniale e ricco di talento. E’ una storia struggente, e mi affascina l’idea di raccontare una persona che viveva ogni giorno come fosse l’ultimo. Prima di avere l’incidente in moto mi stavo esercitando al pianoforte per questo ruolo, e ora, dopo l’interruzione forzata, sto ricominciando. Ma non so fino a che punto sarò io a suonare il piano nel film.
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