VENEZIA – Nessuna pietà per lo spettatore ma tantissimi applausi per il 18° film di Kim Ki-duk che si candida certamente a un premio importante in questa Mostra. Il film è la storia di uno spietato criminale specializzato in recupero crediti. Nel degradato quartiere di Cheonggyecheon, dove il regista è cresciuto da bambino. Quel dedalo di stradine e fatiscenti botteghe artigiane sull’orlo del fallimento sta per essere abbattuto dalle ruspe per far spazio ai grattacieli. E’ lì che il protagonista rende storpi i derelitti a cui l’organizzazione per cui lavora ha prestato dei soldi. A chi spappola una mano, a chi frantuma le ossa della gamba, senza mai uccidere, perché il suo scopo è incassare l’assicurazione sugli infortuni. Senza famiglia e senza amici, non si ferma davanti a nulla, ma un giorno nella sua vita appare una donna che dichiara di essere sua madre. La donna l’ha abbandonato trent’anni prima, ma adesso è disposta ad accettare qualsiasi umiliazione per riaverlo. Il ragazzo all’inizio la scaccia con freddezza, quindi la provoca e la brutalizza, arrivando a violentarla, ma infine si lascia andare al sentimento filiale.
In effetti Pietà è un duro atto d’accusa contro il capitalismo e il demone del denaro. Dice il regista, autore di titoli disturbanti come L’isola, “volevo mostrare il vero volto del denaro, che non è condannabile in sé, perché può avere aspetti positivi, oltre a quelli negativi e perversi che mostro nel mio film. Però in una società capitalista il denaro mette inevitabilmente alla prova le persone, ossessionate dalla fantasia che i soldi possano risolvere tutto”.
Nonostante il titolo, il film non vuole essere cristiana. “Non ho alcun pregiudizio, alcuna prevenzione – dice il regista – né alcun rifiuto nei confronti di una delle religioni, tantomeno per il cristianesimo. In Primavera, estate, autunno, inverno ero ispirato dal buddismo. La Samaritana è stato visto come un lavoro protestante e Pietà , infine, è stato definito più di ispirazione cattolica. Io ho la mia propria religione personale”, spiega Kim, che esprime bene il sincretismo tipico del suo paese. Per il regista, Leone d’argento nel 2004 con Ferro 3 “ci sono tanti elementi nel film, è un lavoro che vuole raccontare l’essenza umana che stiamo perdendo e che abbiamo perduto. Pietà vuole parlare di salvezza attraverso il recupero di determinati valori”. infine sulla locandina in cui campeggia la protagonista con in braccio il figlio strozzino come nella celebre scultura di Michelangelo: “è un’immagine che non si trova nel film perché il riferimento alla Pietà di Michelangelo era troppo esplicito, diretto e lo trovavo banale”. La pellicola sarà nelle nostre sale dal 14 settembre, distribuito da Goods Film.
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